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libro primo 59


          che, in parto, abbandonati in non dovuto
          modo ci ha: onde non fia giá mai sazia
          l’anima nostra il suo non conosciuto
          Dio biasimar che fè sí gran fallazia.»


Assai sturbò la gran festa incominciata della nativitá del giovane la compassione che ogni uomo generalmente portava alla morte di Giulia. Ma poi che alquanti giorni furono passati, piacque al re Felice di vedere il suo figliuolo e la bella pulcella nata con lui in un medesimo giorno; e con alcun barone entrato nella camera della reina, prima dolcemente la confortò dimandandola del suo stato, poi comandò che le due creature gli fossero recate davanti, e furongli recati amendui li garzonetti ravvolti in preziosi drappi: i quali, poi che gli ebbe amendui nelle sue braccia, per lungo spazio riguardò, e vedendoli l’uno e l’altro pieni di maravigliosa bellezza, e simiglianti, disse cosí: «Certo piacevole e giocondo giorno vi ci donò, nel quale ogni fiore manifesta la sua bellezza, e i cavalieri simigliantemente e le gaie donne s’allegravano faccendo gioiosa festa. Adunque convenevole cosa è che voi in rimembranza della vostra nativitá, e per aumentamento delle vostre bellezze, siate da cosí fatto giorno nominati. E però tu, caro figliuolo, come primo nato, sarai da tutti universalmente chiamato Florio, e tu, giovane pulcella, avrai nome Biancofiore; e cosí comandò che da quell’ora inanzi fossero continuamente chiamati. E voltatosi alla reina, primieramente Florio le raccomandò, e appresso la pregò molto che Biancofiore tenesse cara, perciò che aspetto aveva di dovere ogni altra donna passar di bellezza, e che ella in luogo di Giulia sempre la volesse tenere. E dopo queste parole, contento di sí belli eredi, si partí dalla reina.

Teneramente raccomandò la reina alle balie le picciole creature, e con sollecita cura le facea nutricare. Ma poi che, lasciato il nutrimento delle balie, vennero a piú ferma etá, il re facea di loro grandissima festa, e sempre insieme realmente vestir le faceva; e quasi non gli era la pulcella, che in bellezze