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374 nota

IV

Ai tratti mancanti attualmente in B convien supplire servendosi di L e della stampa D, che, per quanto sappiamo ormai1, rappresenta un altro apografo di B; invero, la coincidenza tra la lezione del primo e quella del secondo (b) ci dá la sicurezza che abbiamo sotto gli occhi la lezione appunto non conservatasi nel comune originale. Ma dove tra i derivati è disaccordo, quale dei due seguiremo? In tal caso io ho creduto di dover uniformarmi in massima a L, la cui scarsa fedeltá è almeno nota e pesata esattissimamente2, mentre di D sappiamo solo che in alcuni luoghi riproduce sí con meccanica e cieca diligenza l’antigrafo3, ma non possiamo escludere che in altri sia intervenuta qualche causa ad offuscare con elementi estranei la lezione stessa4. In altre parole, prima di adoperare D come surrogato di B, e di seguitarlo in tutto e per tutto, ritengo si debba cercare in qualche ms. una conferma della bontá intrinseca di molte lezioni sue peculiari; il che è quanto dire che l’adozione di quel testo per fonte mi sembra doversi rinviare a dopo fatti piú esaurienti accertamenti. Tanto piú che D non potrebbe darci alcun aiuto per la prima delle tre grandi lacune di B5, poiché, quando quella stampa fu eseguita, questo codice aveva giá perduto il foglio i originale ed era stato reintegrato col foglio i attuale (B1), qua e lá brutto di grossolani spropositi, quantunque condotto senza dubbio sopra un testo assai buono6. Premesso ciò, le osserva-

  1. Cfr. p. 337.
  2. La leggenda della scrupolosa aderenza di L al suo originale, sulla quale si è tanto detto per l’addietro (cfr. qui, p. 331 sgg.), è crollata da quando, riconosciuto in B l’originale medesimo, si è potuto procedere al raffronto diretto. Lo Hecker dá un elenco di circa 350 luoghi in cui L áltera la lezione di B (Die Berl. Dec.-Hs. cit., pp. 11-24); ma a quelli bisogna aggiungere altri 650 passi all’incirca (ivi, pp. 25-50), dove L, pur non offrendo una lezione assolutamente scorretta in sé, si scosta da B con un arbitrio ch’è appunto ciò che mi preme ora di assodare.
  3. Si veda la serie degli errori comuni a B e a D nello scritto dello Hecker, Der Deo Gralias-Druck cit., pp. 221-22.
  4. Per es. è certamente dono dell’editore quattrocentesco quel di Grecia in luogo di II 841 «d’Acaia». La negligenza e l’arbitrio intervenuti nella costituzione di D sono ammessi senza esitazione dallo Hecker (art. cit., p. 221).
  5. Cfr p. 348.
  6. Lo spoglio della sua lezione nei confronti di L è dato ancor dallo Hecker (Die Berl. Dec.-Hs., pp. 69-72). Che B1 fosse giá in posto quando B serví di esem-