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22 giornata sesta

a tutto questo, era altiera, che se stata fosse de’ reali di Francia, sarebbe stata di soperchio. E quando ella andava per via, sí forte le veniva del cencio, che altro che torcere il muso non faceva, quasi puzzo le venisse di chiunque vedesse o scontrasse. Ora, lasciando stare molti altri suoi modi spiacevoli e rincrescevoli, avvenne un giorno che, essendosi ella in casa tornata lá dove Fresco era, e tutta piena di smancerie postaglisi presso a sedere, altro non facea che soffiare; laonde Fresco domandando le disse: — Cesca, che vuol dir questo, che, essendo oggi festa, tu te ne se’ cosí tosto tornata in casa? — Al quale ella tutta cascante di vezzi rispose: — Egli è il vero che io me ne sono venuta tosto, per ciò che io non credo che mai in questa terra fossero ed uomini e femine tanto spiacevoli e rincrescevoli quanto sono oggi: e non ne passa per via uno che non mi spiaccia come la mala ventura; ed io non credo che sia al mondo femina a cui piú sia noioso il vedere gli spiacevoli che è a me, e per non vedergli, cosí tosto me ne son venuta. — Alla qual Fresco, a cui li modi fecciosi della nepote dispiacevan fieramente, disse: — Figliuola, se cosí ti dispiaccion gli spiacevoli come tu di’, se tu vuoi viver lieta, non ti specchiar giá mai. — Ma ella, piú che una canna vana ed a cui di senno pareva pareggiar Salamone, non altramenti che un montone avrebbe fatto intese il vero motto di Fresco, anzi disse che ella si voleva specchiar come l’altre: e cosí nella sua grossezza si rimase, ed ancor vi si sta.

[IX]


Guido Cavalcanti dice con un motto onestamente villania a certi
cavalier fiorentini li quali soprappreso l’aveano.


Sentendo la reina che Emilia della sua novella s’era diliberata e che ad altro non restava a dir che a lei, se non a colui che per privilegio aveva il dir da sezzo, cosí a dir cominciò:

Quantunque, leggiadre donne, oggi mi sieno da voi state tolte da due insú delle novelle delle quali io m’avea pensato