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novella quarta 367

[IV]

Ricciardo Manardi è trovato da messer Lizio di Valbona con la figliuola, la quale egli sposa, e col padre di lei rimane in buona pace.


Tacendosi Elissa, le lode ascoltando dalle sue compagne date alla sua novella, impose la reina a Filostrato che alcuna ne dicesse egli; il quale ridendo incominciò:

Io sono stato da tante di voi tante volte morso perché io materia da crudeli ragionamenti e da farvi piagner v’imposi, che a me pare, a volere alquanto questa noia ristorare, esser tenuto di dover dire alcuna cosa per la quale io alquanto vi faccia ridere: e per ciò uno amore non da altra noia che di sospiri e d’una brieve paura con vergogna mescolata a lieto fin pervenuto, in una novelletta assai piccola intendo di raccontarvi.

Non è adunque, valorose donne, gran tempo passato che in Romagna fu un cavaliere assai da bene e costumato il quale fu chiamato messer Lizio di Valbona, a cui per ventura vicino alla sua vecchiezza una figliuola nacque d’una sua donna chiamata madonna Giacomina; la quale oltre ad ogni altra della contrada, crescendo, divenne bella e piacevole: e per ciò che sola era al padre ed alla madre rimasa, sommamente da loro era amata ed avuta cara e con maravigliosa diligenza guardata, aspettando essi di far di lei alcun gran parentado. Ora, usava molto nella casa di messer Lizio, e molto con lui si riteneva, un giovane bello e fresco della persona il quale era de’ Manardi da Brettinoro, chiamato Ricciardo, del quale niuna altra guardia messer Lizio o la sua donna prendevano che fatto avrebbon d’un lor figliuolo; il quale, una volta ed altra veggendo la giovane bellissima e leggiadra e di laudevoli maniere e costumi, e giá da marito, di lei fieramente s’innamorò: e con gran diligenza il suo amore teneva occulto. Del quale avvedutasi la giovane, senza schifar punto il colpo, lui similmente cominciò ad amare, di che Ricciardo fu forte contento: ed avendo