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novella sesta | 217 |
avvenute son raccontare: e per ciò, a Napoli trapassando, dirò come una di queste santesi, che cosí d’amore schife si mostrano, fosse dallo ’ngegno d’un suo amante prima a sentir d’amore il frutto condotta che i fiori avesse conosciuti; il che ad una ora a voi presterá cautela nelle cose che possono avvenire e daravvi diletto dell’avvenute.
In Napoli, cittá antichissima e forse cosí dilettevole, o piú, come ne sia alcuna altra in Italia, fu giá un giovane per nobiltá di sangue chiaro e splendido per molte ricchezze, il cui nome fu Ricciardo Minutolo, il quale, nonostante che una bellissima giovane e vaga per moglie avesse, s’innamorò d’una la quale, secondo l’oppinion di tutti, di gran lunga passava di bellezza tutte l’altre donne napoletane, e fu chiamata Catella, moglie d’un giovane similmente gentile uomo chiamato Filippel Sighinolfo, il quale ella, onestissima, piú che altra cosa amava ed avea caro. Amando adunque Ricciardo Minutolo questa Catella e tutte quelle cose operando per le quali la grazia e l’amor d’una donna si dée potere acquistare, e per tutto ciò a niuna cosa potendo del suo disidèro pervenire, quasi si disperava; e da amore o non sappiendo o non potendo disciogliersi, né morir sapeva né gli giovava di vivere. Ed in cotal disposizion dimorando, avvenne che da donne che sue parenti erano fu un dí assai confortato che di tale amore si dovesse rimanere, per ciò che invano faticava, con ciò fosse cosa che Catella niuno altro bene avesse che Filippello, del quale ella in tanta gelosia vivea, che ogni uccel che per l’aere volava credeva gliele togliesse. Ricciardo, udito della gelosia di Catella, subitamente prese consiglio a’ suoi piaceri e cominciò a mostrarsi dell’amor di Catella disperato, e per ciò in un’altra gentil donna averlo posto: e per amor di lei cominciò a mostrar d’armeggiare e di giostrare e di far tutte quelle cose le quali per Catella soleva fare. Né guari di tempo ciò fece, che quasi a tutti i napoletani, ed a Catella altressí, era nell’animo che non piú Catella, ma questa seconda donna sommamente amasse: e tanto in questo perseverò, che sí per fermo da tutti si teneva, che, non che altri, ma Catella lasciò una salvatichezza che con lui avea dell’amor che portarle solea,