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110 giornata seconda


Gravi cose e noiose sono i movimenti vari della fortuna, de’ quali però che quante volte alcuna cosa si parla, tante è un destare delle nostre menti, le quali leggermente s’addormentano nelle sue lusinghe, giudico mai rincrescer non dover l’ascoltare ed a’ felici ed agli sventurati, in quanto li primi rende avvisati ed i secondi consola. E per ciò, quantunque gran cose dette ne sieno avanti, io intendo di raccontarvene una novella non meno vera che pietosa, la quale ancora che lieto fine avesse, fu tanta e sí lunga l’amaritudine, che appena che io possa credere che mai da letizia seguita si raddolcisse.

Carissime donne, voi dovete sapere che appresso la morte di Federigo secondo imperadore fu re di Cicilia coronato Manfredi, appo il quale in grandissimo stato fu un gentile uomo di Napoli chiamato Arrighetto Capece, il qual per moglie avea una bella e gentil donna similmente napoletana chiamata madama Beritola Caracciola. Il quale Arrighetto, avendo il governo dell’isola nelle mani, sentendo che il re Carlo primo aveva a Benevento vinto ed ucciso Manfredi, e tutto il regno a lui si rivolgea, avendo poca sicurtá della corta fede de’ ciciliani, non volendo suddito divenire del nemico del suo signore, di fuggire s’apparecchiava. Ma questo da’ ciciliani conosciuto, subitamente egli e molti altri amici e servidori del re Manfredi furono per prigioni dati al re Carlo, e la possessione dell’isola appresso. Madama Beritola in tanto mutamento di cose, non sappiendo che d’Arrighetto si fosse e sempre di quello che era avvenuto temendo, per tema di vergogna, ogni sua cosa lasciata, con un suo figliuolo d’etá forse d’otto anni chiamato Giuffredi, e gravida e povera, montata sopra una barchetta se ne fuggí a Lipari, e quivi partorí uno altro figliuol maschio il quale nominò lo Scacciato, e presa una balia, con tutti sopra un legnetto montò per tornarsene a Napoli a’ suoi parenti. Ma altramenti avvenne che il suo avviso: per ciò che per forza di vento il legno, che a Napoli andar dovea, fu trasportato all’isola di Ponzo, dove, entrati in un piccol seno di mare, cominciarono ad attender tempo al lor viaggio. Madama Beritola, come gli altri smontata in su l’isola, e sopra quella un luogo