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nota 345

priore di Certaldo Agnolo Giandonati fa pensare al 1366, nel quale anno è accertato che il Bocc. soggiornò in questo paese1.

XIV. — Dal celebre ms. della Bibliothèque Nationale di Parigi f. lat. 8631, che può essere considerato come uno dei codici originari della libreria del Petrarca2; ivi all’ep. (cc. 45 r-48 v) è premesso questo titolo: Iohannis Boccaccii de Certaldo ad Franciscum Petrarcham laureatum familiaris epistola, una ex mille. Primo a stamparla fu nel 1767 l’abate G. De Sade3; indipendentemente da lui, su una copia fornita dal D’Ancona, la ripubblicò il Corazzini.

Lo scrivano che la trascrisse per il Petrarca, con addestratissima mano, non risparmiò qualche erroruzzo: placidum per placidam 17923, explcicatiori (sic) 18026, prosepe in luogo di persepe 1816, incomodis ivi27, diffusse 18234. Corrette queste forme, mi permisi lievi variazioni ortografiche, sí raddoppiando le consonanti scempie di opinantium 18013 (cfr. inoppinate 17919) e di sucipleno 1825, e sí sostituendo ci a ti in suspitione 18013 e ti a ci in noticiarum 18024 e leticia ivi35. Bisognosi di emendamento mi apparvero finalmente tre luoghi: quelli in cui accolsi le lezioni quin 1805 (ms. cum), deduxit 1817 (ms. deduxi) e tui ivi25 (ms. sui); il secondo emendamento è cosí sicuro, che giá le stampe precedenti l’introdussero, ed il terzo, voluto dal senso, non mi pare che sia meno. Quanto al quin, è possibile che nell’originale del Bocc. la parola potesse sembrare piuttosto qum5.

L’ep. appartiene senza dubbio al 13676.



  1. Cfr. Giorn. stor., LXV, p. 409 e n. 2.
  2. Cfr. Cochin, Un amico di F. Petr. cit., p. 144 sgg.; De Nolhac, Pétrarque et l’humanisme2 I, p. 114, n. 1.
  3. Mémoires pour la vie de F. Pétrarque, III, Pièces justif., pp. 100-2. Il testo del De Sade contiene numerose omissioni di parole e frasi (p. es., arduum 17912, duos ivi14, ut arbitror ivi13, de te plurima ivi21, mira 1804, et sic me meque 18122, omnem ivi26, «Memoratu dignis» ivi30, ecc.) e parecchie sostituzioni arbitrarie, senza contare quelli che son veri e propri errori di lettura (ricorderò: maxima invece di dignissima 17910, tua per mea e posceret per nosceret 18030, videre per novere ivi34, ingestis per iniectis 18120; carissimum per gratissimum ivi36)
  4. Una volta l’errore fu corretto: di a Bononia 1797, scritto di primo acchito, quell’a fu espunta.
  5. Qualche altro emendamento proposto dal Mascetta-Caracci (Dante e il ‛Dedalo’ petrarchesco, pp. 9 e 111) non mi sembra indispensabile; il solo che abbia una certa consistenza è in secessum invece di in secessu 18118: ma io conservai l’abl. considerando il complemento come indipendente dal «traxit».
  6. Cfr. Cochin, Boccaccio, Firenze, 1901, pp. 105-9; Mascetta-Caracci, op. cit., p. 9, n. 3; Hauvette, Boccace, p. 441, n. 3.