Pagina:Boccaccio, Giovanni – Opere latine minori, 1924 – BEIC 1767789.djvu/326

320 nota

ms. involutum, che senza dubbio doveva concordarsi col dat. unicuique, ma al Bocc. persisteva nell’orecchio il bonum che precede; quod ivi9, ms. quam, non accettabile perché ne risulterebbe logicamente un’espressione assurda «facere prolem»: si pensi alla stretta somiglianza paleografica dei compendi di quam e di quod; aqua ivi10, suppl. da me (e non si capisce come altri non ci abbia pensato!); autoritatem ivi14, ms. autoritem; fortuito ivi21, ms. fortuitu; et 12411, suppl. da me; animus ivi14, ms. animi (riferito questo animi a valetudinem, il sogg. di suspirat sarebbe da vedere in anxius eger, come fece infatti il Traversari, il quale fu tuttavia costretto a riconoscere che mancava qualche cosa, onde il Torraca propose di mutare suspirat in suspiro1: ma lo stesso risultato sintattico e logico, con maggior parallelismo nei riguardi dell’altro termine della similitudine, si può ottenere lasciando suspirat e facendo sogg. animus); vix ivi15, ms. vis2, huiuscemodi ivi16, ms. huiusscesmodi; violentia ivi23, ms. violentiam; unde ivi, ms. unde angariat unde: le parole angariat unde furono evidentemente il risultato di una doppia sbadataggine, nel duplicarle prima e nel non espungerle poi3; distinguam ivi25, ms. distingam.

Di contro a quest’imponente serie di errori, che costituisce la lampante testimonianza della poca diligenza con cui il Bocc. trascrisse in ZL le sue epistole napoletane, stanno pochissime lezioni corrette durante la copia, ossia le quattro seguenti. Nell’ep. II un turpiter 11321 fu scritto originariamente pariter, poi le prime tre lettere furon soppresse con un tratto di penna e sopra sostituito turp. Nell’ep. III endromaden 11531 ebbe l’a espunta e surrogata da e; reboando 11625 fu ridotto cosí da roboando4; iniquus 11713 fu primamente scritto amicus (con la finale us rappresentata dal noto compendio), ma poi l’a fu eliminata con una barretta ed alla c fu appoggiata un’asticella lunga sin sotto il rigo, cosí da farne una q: ne risultò iniqus, che con tutta facilitá, aiutati dal senso del passo e dal cursus (iníquus hábet è un planus irreg.), ricondurremo alla forma certamente voluta raggiungere dallo scrittore5.



  1. Per la biogr. cit., p. 377, n. 1.
  2. Cfr. Traversari, p. 74, n. 1.
  3. Ma il Traversari non osò disfarsi degli intrusi, e fu obbligato alla fantasiosa parentesi che può vedersi nel suo testo (p. 74).
  4. Il Traversari lasciò roboando, ma cfr. Sabbadini, Giorn. stor., LXVI, p. 411.
  5. Nella stampa del Traversari non fu tenuto conto della trasformazione subita