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sostituire e far dimenticare non c’era. Si aggiunsero bensí negli ultimi cinquant’anni due nuovi contributi: l’ep. VII, edita dal Macrí-Leone nel 1883, e l’XI, pubblicata dal Vattasso nel 1904. Poi si ebbe nel 1905 la buona ristampa delle cinque lettere di ZL, curata da G. Traversari, il quale vi si dichiarava intento ad allestire l’edizione complessiva dell’epistolario1: promessa che non fu attenuta.

Il Corazzini dichiarò, e forse credette, di aver disposto in serie cronologica i materiali che costituiscono il suo libro2, quantunque non abbia offerto nessuna giustificazione di date; un ordinamento di tal sorta s’imponeva, e potè essere adottato, con un rigore che solo per forza di cose qua e lá è meno assoluto, nella presente edizione. Che in essa sia stato accolto tutto ciò che si conosce e che fu ricordato o conosciuto negli ultimi secoli dagli eruditi3, è superflua avvertenza; di nuovo e d’inedito, non vi s’è potuto introdurre che un frammento (XXII) occultatosi sin qui in un ms. oggi parigino. Due problemi di notevole importanza hanno sollecitato in particolar modo la mia attenzione.

Il primo è quello dell’ortografia. Alcune lettere ci sono pervenute in copie di mano del Bocc., altre in copie d’amanuensi di non eguale etá e con differente grado di coltura; le trascrizioni autografe appartengono a tempi diversi e presentano quindi usi ortografici mutevoli. Da ciò una ricca fioritura di grafie, che convien ridurre con criteri d’opportunitá e d’approssimazione a tre tipi fondamentali: il giovanile (sino al 1350 circa) rappresentato da ZL, quello della maturitá (dal 1350 al ’65 circa) seguito in un altro zibaldone autografo4, e quello degli ultimi anni (dopo il 1365) documentato dalla grafia definitiva del ms. R delle eglo-



  1. Le lettere autogr. cit., p. 2, n. 1 (e cfr. anche Giorn. stor., XLVI, p. 113, ii.).
  2. P. lxxix.
  3. Il Corazzini accennò ad una lettera «che si conservava in Padova» e che «è pure andata in perdizione» (p. lxxx); la notizia deriva senz’altro dal Baldelli, il quale alla sua volta l’aveva tratta dal Mazzuchelli. Notò il Baldelli: «vane furono le nostre ricerche per rinvenirla» (Vita cit., p. xliv). Ora, il Tomasini, a cui mette capo l’informazione, citò appunto nelle sue Bibliothecæ Patavinæ manuscriptæ (pp. 23-4) un cod. della libreria di S. Giovanni di Verdara, dove, tra un’epistola del Petrarca e una di Ciriaco d’Ancona, sarebbe stata contenuta una «Boccacii Epistola». Ebbene, il ms. padovano è sicuramente identificabile con l’odierno Marciano lat. XIV 12, ma la creduta lettera boccaccesca (cc. 115 v-116 r) è semplicemente un passo del principio del libro III De casibus.
  4. ZM (cfr. p. 325 sg.).