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Anche delle epistole, come s’è veduto, fa menzione il Villani1 un suo contemporaneo, nel quale può forse ravvisarsi l’umanista fivizzanese Giovanni Manzini, ricorda pure le «multas elegantes epistolas» del Bocc.2. Tuttavia i dotti della fine del Trecento dovettero conoscerne, se mai, poche piú di noi, e di sicuro non ne conobbero raccolte o gruppi il cui ordinamento risalisse all’autore, poiché di questa cura si può escludere ch’egli fosse mai largo verso scritti di cosí vivo interesse agli occhi dei moderni. Usò egli bensí serbare la trascrizione di qualcuna nei suoi zibaldoni, ed a siffatto provvido consiglio noi dobbiamo la conservazione delle lettere piú antiche (I-IV, VI-VIII) che altrimenti ignoreremmo del tutto; alla copia di un’altra, oggi perduta, si richiama espressamente il Bocc. scrivendo al Nelli3. Di nessuna c’è pervenuto l’esemplare missivo originale; dei corrispondenti nessuno, per quel che sappiamo, si diede pensiero di riunirle e di ricopiarle o farle ricopiare, isolate o in raccoltine: ciò che il Bocc. faceva per le epistole del Petrarca4, il Petrarca fece per quelle del suo Simonide ma trascurò di fare per il Nostro, limitandosi a voler trascritta in calce alla serie del Nelli una (XIV) del Bocc., «una ex mille»5. Quanto a Barbato da Sulmona, se potrebbe pensare ch’egli desse opera a ricostituire



  1. Qui, p. 287, n. 1.
  2. Cfr. Baluze-Mansi, Miscellanea novo ordine digesta, IV, p. 126. Al sospetto circa l’autore non può sostituirsi la certezza, perché il ms. di cui si serví l’editore è irreperibile e la stampa non indica se i notamenti siano tutti d’una stessa mano oppur no: certo alcuni son del Manzini.
  3. Qui, p. 149.
  4. Qui, p. 182.
  5. Cfr. p. 345.