Pagina:Boccaccio, Giovanni – Opere latine minori, 1924 – BEIC 1767789.djvu/289


nota 283


Redazione A:

1) frondes ornosque 28;
2) care decus 401;
3) meminisse iuvabit 682;
4) spes grata 71;
5) ac lumine Codri 91 (e cosí 96, 101, 106, 111)3;
6) terris renovavit secula terris 934;
7) priscumque gregem 1035;
8) sedibus illas 109;
9) Menalion 114;
10) solitos 115;
11) dopo il v. 118 era un altro, poi completamente abraso, che cominciava con q;
12) dopo il v. 127 seguivano due altri, che furono poi raschiati6;
13) me dulcis 1427;
14) dopo il v. 144 seguiva un altro, poi abraso, che cominciava con la lettera e;
15) Noli ergo, precor 1498;
16) cuius eri 2029;
17) est alacris 204;
18) ut monstrum 20910;
19) dopo il v. 267 seguiva un altro, che fu poi completamente abraso11.

Nella redazione B passarono soltanto le lezioni 6), 7) e 18)12.



    Noster amor Crisis est 83, servant sub iudice Protheo 91, michi 92, his fontes Silvanus monstrat 96, auget 97, sonoros 101 e tutto il v. che segue meno l’ultima parola Phorci.

  1. La lettura non è certa.
  2. Cfr. Hecker, p. 86.
  3. Hecker, p. 87.
  4. Il primo terris, poi abraso, fu scorto dallo Hecker (pp. 67 e 87), ma oggi non si vede piú; renovavit è lezione rimasta in L.
  5. Lezione rimasta in L (cfr. Hecker, p. 67).
  6. E fu apposta la solita nota «vacat».
  7. Cfr. Hecker, p. 88.
  8. Ivi, p. 89.
  9. La lettura non è certissima. Naturalmente, eri è qui il genit. di herus.
  10. Lezione rimasta in L (cfr. Hecker, pp. 70 e 90).
  11. E anch’esso ricevette la nota «vacat».
  12. I tratti rescritti prima della redazione B sono i seguenti: il secondo emisti-