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I


Il piú saldo fondamento del testo del Buccolicum carmen è fornito dal fatto, la cui inoppugnabile veritá fu dimostrata dallo Hecker un quarto di secolo fa, che il ms. Riccardiano 1232 (R) è un originale autografo1. Al pregio di questo volume, passato dalla biblioteca dell’autore, dopo la sua morte, alla cosí detta parva libreria del convento di S. Spirito2, concorre il rilievo che esso non è una semplice trascrizione in pulito, ma addirittura l’esemplare di redazione usato dal Boccaccio, il quale vi esercitò sopra in vari tempi la sua attivitá di correttore e di rifacitore: cosí che, sulle tracce evidenti di questa (raschiature, soprascritture, inserzioni interlineari, postille ed aggiunte marginali), noi possiamo seguire da un certo anno in poi la storia interna del testo. Piú precisamente il punto di partenza ora accennato si deve fissare a un dipresso nel 1367, ch’è l’anno in cui cade la composizione dell’egl. XVI, dedicatoria di tutte le altre3; il lavoro



  1. Cfr. O. Hecker, Boccaccio-Funde, Braunschweig, 1902, pp. 43-77.
  2. Nel secolo XV fu collocato nel banco V al numero 12, ed infatti nell’inventario del 1451 è registrato con questa segnatura (A. Goldmann, Drei italienische Handschriftenkataloge s. XIII-XV., nel Centralblatt für Bibliothekswesen, IV [1887], p. 152), che ricorre appunto nell’ultimo foglio. Un altro esemplare del Bucc. c. era riposto nel medesimo banco; dovrò occuparmene ancora (cfr. qui, p. 263 sg.).
  3. Non si può oltrepassare l’estate del 1368, in cui fu rapito dalla morte Solone, il figlioletto di Donato Albanzani, ch’è invece rappresentato nell’egloga come vivente; d’altra parte, l’ufficio che nella finzione pastorale è assegnato a Solone, di raccogliere cioè le allegoriche caprette, invita, per la necessaria verisimiglianza, ad immaginare un pastorello che abbia piuttosto sei o sette anni che cinque o meno: ora, Solone era nato intorno al ’61, come provò lo Hecker (op. cit., p. 68, n. 2). Si