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È il tremuoto causato da aere rinchiuso nel ventre della terra, il quale, essendo molto e volendo uscir del luogo nel quale è racchiuso, con tanta forza alcuna volta si muove dall’una parte all’altra della caverna, che egli fa tutte le parti circunstanti tremare; ed è talvolta il triemito di tanta potenza, che egli fa cadere gli edifici e le cittá, alle quali egli è vicino. Séguita poi l’autore a farne quel che intende, cioè chiara la qualitá del luogo, e dice: «Che da cima», cioè dalla sommitá, «del monte onde si mosse», quella ruina della qual parla, «Al piano, è si la roccia discoscesa, Ch’alcuna via darebbe», a venir giuso al piano, «a chi sii fosse», cioè sopra ’l monte: «Cotal di quel burrato»; «burrati» spesse volte si chiaman fra noi questi trarupi de’ luoghi alpigini e salvatichi; e perciò dice che di quel burrato, cioè trarupo, dove venuti erano, «era la scesa» cotale, qual del monte trarupato che dimostrato ha; «E ’n su la punta», cioè in su la sommitá, «della rotta lacca», cioè ripa, «L’infamia di Creti era distesa», cioè il Minotauro, la cui concezione fu si fuori de’ termini naturali e abominevole, che all’isola di Creti, nella quale esso fu, secondo le favole, generato, ne segui perpetua infamia; «Che fu concetta», questa infamia di Creti, «nella falsa vacca», cioè in una vacca di legno, come appresso dimostrerò. [È adunque da sapere, come di sopra nel quinto canto di questo libro, dove si tratta di Minos, è detto, che, volendo Minos andare sopra gli ateniesi a vendicare la morte d’Androgeo, suo figliuolo, il quale essi e’megarensi avevano per invidia ucciso; domandò a Giove, suo padre, che gli piacesse mandargli alcuno animale, il quale, si come degna vittima, a lui sacrificasse nella sua andata: al cui priego Giove gli mandò un toro bianchissimo e bello, il qual toro piacque tanto a Minos che esso non l’uccise, ma guardollo per averne allievi tra gli armenti suoi. Di che segui che Venere, la quale odiava tutta la schiatta del Sole, percioché da lui era stato manifestato a Vulcano, suo marito, e agli altri iddíi l’adulterio nel quale ella stava con Marte, fece che Pasife, moglie di Minos e figliuola del Sole, s’innamorò di questo toro cosi bello; e, andato Minos ad Atene, ella pregò