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nostri corpi perpetui, come l’arte divina produce l’anime. Nondimeno essa ogni cosa, la quale essa produce, produce a certo e determinato fine; ma non è questo fine della qualitá che è il fine al quale Iddio produce le cose, le quali esso fa con la sua arte: percioché il fine al quale Iddio produce le cose, le quali esso compone, è ad essere eterne; ma la natura le produce al fine di dovere alcuna volta venir meno, cosi come vegliamo che fanno tutte le cose prodotte da lei. Segue adunque l’autore: «E se tu ben la tua Fisica note», cioè riguardi e tieni a mente: e dice «la tua Fisica», come di sopra fece dell ’Etica’, percioché Aristotile, non l’autore, fu quegli che compose il libro della Fisica; «Tu troverrai», esser dimostrato, «non dopo molte carte», nel secondo libro di quella, «Che l’arte vostra», cioè quella che appo voi mortali se esercita, «quella», cioè la natura, «quanto puote Segue», in quanto, secondo che ne bastano le forze dello ’ngegno, c’ingegnatilo nelle cose, le quali il naturale esemplo ricevono, fare ogni cosa simile alla natura, intendendo, per questo, che esse abbiano quegli medesimi effetti che hanno le cose prodotte dalla natura, e, se non quegli, almeno, in quanto si può, simili a quegli, si come noi possiam vedere in alquanti esercizi meccanici. Sforzasi il dipintore che la figura dipinta da sé, la quale non è altro che un poco di colore con certo artificio posto sopra una tavola, sia tanto simile, in quello atto ch’egli la fa, a quella la quale la natura ha prodotta e naturalmente in quello atto si dispone, che essa possa gli occhi de’ riguardanti o in parte o in tutto ingannare, facendo di sé credere che ella sia quello che ella non è; similmente colui che fará una statua; e il calzolaio, quanto piú conforme fará la scarpetta al piede, miglior maestro è reputato: intendendo sempre in questo che, mediami questi esercizi e le forze degl’ingegni, séguiti quel frutto all’artefice che a noi seguita dell’operazion della natura, la quale in ogni sua operazione per alcuni mezzi, si come per istrumenti a ciò atti, è fruttuosa. E perciò aggi tigne l’autore le parole seguenti, dicendo l’arte nostra seguire la natura «come il maestro fa il discente», cioè come lo scolaro fa il