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CANTO DECIMO

[Lez. xxxix] «Ora sen va per un segreto calle», ecc. Seguendo il cominciato modo di procedere, dico che il presente canto si continua al precedente in questo modo, che, avendo l’autore nella fine del canto superiore discritta la qualitá del luogo piena di sepolcri, e chi dentro a quegli è tormentato; nel principio di questo mostra come dietro a Virgilio per lo detto luogo si mettesse ad andare, e quello che nell’andar gli avvenisse. E fa l’autore in questo canto quattro cose: primieramente ne dice il suo procedere per lo luogo disegnato; appresso muove a Virgilio alcun dubbio, il quale Virgilio gli solve; oltre a questo ne mostra come con alcuna dell’anime dannate in quel luogo lungamente parlasse; ultimamente dice come, tornato a Virgilio, dove con lui seguitandolo pervenisse. La seconda comincia quivi: «O virtú somma»; la terza quivi: — «O tosco»; la quarta quivi: «Indi s’ascose».

Dice adunque l’autore, continuandosi al fine del precedente canto, che «Ora», cioè in quel tempo che esso era in questo viaggio, «sen va per un segreto calle». Chiamalo «segreto», a dimostrare che pochi per quello andassero, avendo per avventura altra via coloro li quali dannati lá giú ruinavano; e.