Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. III, 1918 – BEIC 1759627.djvu/273

Comincia il canto trigesimo del Purgatoro. Nel quale l’autore dimostra come Beatrice sopra il triunfal carro gli appari, e come, essendo Virgilio partito, ella il chiamò per nome e gravemente il riprese, mostrando poi alle sante creature, che dintorno al carro erano, perché degno era di riprensione.

Comincia il canto trigesimoprimo del Purgatoro. Nel quale l’autore distesamente discrive la grave riprension fattagli da Beatrice, e il dolore che per quella senti; e appresso come, fuor di sé essendo e risentendosi, si trovò tirato dalla donna, che prima trovata avea, nel fiume, e in quello da lei tuffato; e avendo dell’acqua bevuta, fu dalle quattro donne presentato a Beatrice, e come lei, levato dal viso il velo, apertamente vide. Comincia il canto trigesimosecondo del Purgatoro. Nel quale l’autore discrive come il triunfo celeste si volse a tornare indietro, e come, ad un albero senza foglie smontata Beatrice del carro, esso vi fu legato dal grifone; e appresso come s’addormentò, e, svegliato, vide il grifone esser partito e Beatrice rimasa, la quale gli fa rimirare il carro, sopra ’l quale per figura vede certe cose alla Chiesa di Dio avvenute e che doveano avvenire. Comincia il canto trigesimoterzo del Purgatoro. Nel quale l’autore significa certe cose future a lui da Beatrice predette, e come, da Matelda bagnato in Eunoè, puro tornò a Beatrice. Qui finisce la seconda parte della Cantica, overo Commedia, di Dante Alighieri, chiamata Purgatoro. PARADISO Comincia la terza parte della Cantica, overo Comedia, chiamata Paradiso, del chiarissimo poeta Dante Alighieri di Firenze. E di questa terza parte comincia il canto primo. Nel quale l’autore, poi che dimostrato ha sommariamente quello che in essa intende di trattare e fatta la sua invocazione, discrive come appresso a Beatrice se ne salisse nel primo cielo, e come ella gli solvesse un dubbio per lo suo veloce montare venutogli. Comincia il canto secondo del Paradiso. Nel quale l’autore, poi che a quegli che meno sofficienti sono alla presente considerazione ha detto che si rimangano, dimostra la cagione de’ segni bui, li quali nel corpo della luna veggiamo.