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Comincia il canto vigesimoprimo del Purgatoro. Nel quale l’autor mostra come Stazio, apparito tra loro, dice la cagion del tremar del monte, e poi se medesimo manifesta, e conosce Virgilio. Comincia il canto vigesimosecondo del Purgatoro. Nel quale l’autore mostra come, venuti nel sesto girone, e andando Virgilio e Stazio ragionando di varie cose, trovarono uno albero nella strada, del quale sentirò certe voci venire verso loro, le quali sonavano in laude della sobrietá.

Comincia il canto vigesimoterzo del Ptirgatoro. Nel quale l’autore mostra purgarsi il vizio della gola; e, trovato Forese Donati, ode da lui certe cose, e, tra l’altre, alcune cose future, contra la disonestá delle donne fiorentine.

Comincia il canto vigesimoquarto del Purgatoro. Nel quale l’autore, continuando il suo ragionar con Forese, ode nominare piú altri spiriti che quivi erano, tra’ quali Bonagiunta Orbicciani gli predice lui doversi innamorare in Lucca, e similmente Forese il disfacimento d’alcun fiorentino. Poi truova un altro albero, e ode cose in vitupèro della gola, e da uno agnolo sono inviati al girone superiore.

Comincia il canto vigesimoquinto del Purgatoro. Nel quale l’autore scrive come Stazio, per dichiarargli come si dimagri dove non è uopo di nudrimento, gli disegna come generati siamo, e come dopo la morte i nostri spiriti piglin corpo dell’ aere. E appresso dice l’autore come nel settimo giron pervennero, nel quale in fiamme dice si purga il peccato della lussuria. Comincia il canto vigesimosesto del Purgatoro. Nel quale l’autore mostra nelle fiamme aver piú spiriti veduti, e tra gli altri riconosciuto Guido Guinizelli e Arnaldo, e parlato con loro. Comincia il canto vigesimosettimo del Purgatoro. Nel quale l’autor mostra come, passato un fuoco, e veduta la notte una visione, pervenne in su la sommitá del monte, dove Virgilio in suo arbitrio rimise che quel facesse che piú gli aggradisse. Comincia il canto vigesimottavo del Purgatoro. Nel quale l’autore mostra come, pervenuto nel paradiso delle delizie, truova il fiume di Letè; e, parlando con una donna che da l’altra parte del fiume gli apparve, ode da lei la cagione che fa muovere le frondi degli alberi di quel luogo; e mostragli l’origine di Letè e d’Eunoè.

Comincia il canto vigesimonono del Purgatoro. Nel quale l’autor disegna come venir vedesse il celestial triunfo.