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Oltre passando pe’ sentieri strani,
sotto le piante sue effigiati
vide gli altieri spiriti’mondani.
Da uno splendido angiolo invitati
65piú leggier salgono al giron secondo,
perché li «P» l’autor trovò scemati.
Li alte voci, mosse dal profondo
ardor di caritá, udir volanti
per l’aere puro del levato mondo;
70e poi che giunti furon piú avanti,
videro spirti cigliati sedere,
vestiti di ciliccio tutti quanti,
perché la invidia lor tolse il vedere:
Guido del Duca, Sapia e Rinieri
75da Calvol truova li piangere, e vere
cose racconta di tutti i sentieri
onde Arno cade, e simil di Romagna;
quindi altri suon sentiron piú severi.
Ed oltre su salendo la montagna,
80da un altro angelo invitati fòro,
parlando dell’orribile magagna
d’invidia, e dell’opposito, fra loro,
e, di sé tratto andando, vide cose
pacefiche in aspetto; né dimoro
85fe’ guari in quelle, che ’n caliginose
parti del monte entraron, dove l’ira
molti piangean con parole pietose.
Quivi gli mostra Marco quanto mira
nostra potenzia sia, e quanto possa
90di sua natura, e quanto dal ciel tira.
Appresso usciti dall’aria grossa,
imaginando vede crudi effetti
venuti in molti da ira commossa.
Quivi gl’invia un angel; per che, stretti
95alla grotta amendue, a non salire
dalla notte vegnente fúr costretti.