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di quelle gerarchie celesti, fuorché a’ cherubini non si legge essere stato commesso: e mentre che quello beato spirito è nell’esercizio dell’uficio commesso, si chiama «angelo»; percioché «angelo» si dice da «aggelos» graece, che in latino viene a dire «messaggiere»; poi, fornita la commessione, non si chiama piú «angelo», ma reassume il suo nome principale, cioè «vertú», o «potestá», o «troni» o qual altro s’abbia.] «L’aperse, che non ebbe alcun ritegno». In questo si mostra la potenzia di Dio, la quale, non che aprire una porta, quantunque forte, col percuoterla con una verghetta, ma con un picciol cenno può commuovere tutto il mondo. — «O cacciati». Qui pone l’autore le parole dette dall’angelo a’ nimici di Dio, li quali si dee credere che quivi presenti non erano, si come quegli che per paura, sentendo la venuta di questo angelo, s’erano fuggiti e dileguati: ma non potevano in quella parte essere andati, che bene non udissono e intendessono ciò che questo angelo diceva contro a loro. Dice adunque: — «O cacciati dal del» per la lor superbia, «gente dispetta», — cioè avuta in dispetto da Dio, «Cominciò egli in su l’orribil soglia», della porta la quale era aperta, — «Onde», cioè da qual autoritá, «está oltracotanza», di non aver riguardo a quello che voi fate, «in voi s’alletta?», cioè si chiama e si ritiene. «Perché ricalcitrate», col perverso vostro adoperare, «a quella voglia», di Dio, «A cui non puote il fin mai esser mozzo»; per ciò non può esser «mozzo», cioè terminato, perché ad esso non si può pervenire, conciosiacosaché Iddio sia infinito; «E che piú volte v’ ha cresciuta doglia?», rilegandogli nell’aere tenebroso, nel profondo dello ’nferno, si come è rilegato il Lucifero, il quale, perché volesse, non si può muover quindi. «Che giova», a voi o ad altrui, «nelle fate dar di cozzo?» Altra volta è stato detto di sopra il «fato» doversi intendere la divina disposizione, contro alla quale volere adoperare non è altro se non voler cozzare col muro, ché si rompe l’uomo la testa, e ’l muro non si muove. [Né è però da credere che Domeneddio col suo prò vedere ponga necessitá ad alcuno,