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Sotto la qual sicurtá i fiorentini, non guardandosi di ciò i fiesolani, occuparono e presono Fiesole, fuori che la ròcca; e, patteggiatisi i fiesolani con loro di dovere abitare in Firenze, e di due popoli divenire uno, fu Fiesole disfatta al tempo del primo Arrigo imperadore; e i fiesolani tornati in Firenze, di due segni comuni fecero uno, il quale ancora in Firenze si tiene in un gran gonfalone bianco e vermiglio; e insieme raccomunarono gli ufici publici, e con parentadi e con usanze, quanto poterono, insieme s’unirono. Nondimeno mostra qui l’autore, quella acerbezza antica e nimichevole animo esser sempre perseverata di discendente in discendente de’ fiesolani, e ancora stare; e per questo dice che quel popolo fiesolano, che in Firenze venne ad abitare, «E tiene ancor del monte e del macigno»: «del monte», in quanto rustico e salvatico, e «del macigno», in quanto duro e non pieghevole ad alcuno liberale e civil costume. E, dice, questo cotal popolo disceso di Fiesole, «Ti si fará, per tuo ben far, nemico», si come quello al quale è in odio la vertu e l’operazioni degne di laude; e, di questo fartisi nimico, seguirá che tu sarai cacciato di Firenze. «Ed è cagion», che tu da lor sia cacciato, per ciò «che tra li lazzi sorbi, Si disconvien», cioè non è convenevole, «fruttar», cioè fruttificare, «lo dolce fico». Vuol sotto questa metafora l’autore intendere non esser convenevole che tra uomini rozzi, duri, ingrati e di malvagia condizione, abiti e viva un uom valoroso, di gentile animo e di grande eccellenzia. [Le*, lvii] Poi segue: «Vecchia fama nel mondo gli chiama orbi», cioè ciechi. Della qual fama si dice esser cagione questo: che, andando i pisani al conquisto dell’isola di Maiolica, la quale tenevano i saracini, e a ciò andando con grandissimo navilio, e per questo lasciando la lor cittá quasi vota d’abitanti, non parendo loro ben fatto, pensarono di lasciare la guardia di quella al comun di Firenze, del quale essi erano a que’ tempi amicissimi. E, di ciò richiestolo, e ottenuto quello che disideravano, promisono, dove vittoriosi tornassero, di partire col detto comune la preda che dell’acquisto recassono. E, avendo i fiorentini con grandissima onestá servata la cittá, e i pisani tornando