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avevan cacciato Eacida, cosi di lui fanciullo cercavano per ucciderlo; e avvenuto sarebbe, se non fosse stato che da alcuni amici fu furtivamente portatone in Illirio, e quivi dato a nutricare e a guardare a Beroe, moglie di Glauco, re degl’ illirii, la quale era del legnaggio del padre. Appo la quale, o per la compassione avuta alla sua misera fortuna, o per le sue puerili opere amabili e piacevoli a Glauco e agli altri, venne in tanta lor grazia che, saputo lá dov’egli era, non dubitasse Glauco di prender guerra con Cassandro, re di Macedonia, il quale, avendo il suo reame occupato, minaccevolmente il richiedea; e non solamente per servarlo sostenne la guerra, ma oltre a ciò, non avendo figliuoli, lui si fece figliuolo adottivo. Per le quali cose mossi gli epiroti, trasmutarono l’odio in misericordia, e lui raddomandato a Glauco ricevettono d’etá d’undici anni, e restituironlo nel regno del padre, e diedergli tutori, li quali infino all’etá perfetta il governassero e guardassero. Il qual poi molte e notabili guerre fece; e chiamato da’tarentini venne in Italia contro a’romani; e ancora chiamato in Cicilia da’ siragusani, quella occupò. Ma, riuscendo tutto altro fine alle cose, che esso estimato non avea, senza avere acquistata alcuna cosa, se ne tornò in Epiro; e quindi occupò e prese il regno di Macedonia, cacciatone Antigono re. Poi, avendo giá levato l’animo a voler prendere il reame d’Asia e di Siria, avvenne che, avendo assediata la cittá d’Argo in Acaia, fu d’in su le mura della cittá percosso d’un sasso, il quale l’uccise. Ora, come di sopra è detto, di qual di questi due l’autor si voglia dire, non appare: ma io crederei che egli volesse piú tosto dire del primo, che di questo secondo: percioché il primo, come assai si può comprendere, per lo suo corseggiare e per Paltre sue opere, fu e crudelissimo omicida e rapacissimo predone; questo secondo, quantunque occupator di regni fosse, e ogni suo studio avesse alle guerre, fu nondimeno, secondo che Giustino e altri scrivono, giustissimo signore ne’ suoi esercizi. «E Sesto». Questi fu figliuolo di Pompeo magno, ma male nell’opere fu simigliarne a lui; percioché, poiché esso fu morto in Egitto, e Gneo Pompeo, suo fratello, fu morto in Ispagna,