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c giá i greci essendo in Troia entrati per forza, trapassò nelle case di Priamo, e nel grembo di Priamo uccise Polite, suo figliuolo, e poi uccise Priamo altresí, quantunque vecchio fosse; e, oltre a ciò, presa Troia, domandò Polissena, per farne sacrificio alla sepoltura del padre, e fugli conceduta: ed egli, non riguardando all’etá né al sesso innocuo, crudelmente l’uccise. Poi, essendogli, fra l’altre cose, venuta in parte della preda troiana, Andromaca, moglie stata d’ Ettore, ed Eleno, figliuolo di Priamo, e con questi per lo consiglio d’Eleno tornatosene per terra in Grecia, e trovando essergli stato, per l’assenza del padre e di lui, occupato il regno suo; occupò una parte di Grecia, la qual si chiamava il regno de’ molossi, li quali dal suo nome primieramente furono chiamati «pirride», e poi in processo di tempo furono chiamati «epirote»: e giá quivi fermato, secondo che alcuni scrivono, esso rapi Ermione, figliuola di Menelao e d’Elena, stata sposata ad Oreste, figliuolo d’Agamennone; e ad Eleno, figliuolo di Priamo, diede per moglie Andromaca, secondo che Virgilio scrive. Appresso questo, o che Ermione da lui si partisse, o che ella da Oreste gli fosse tolta, non si sa certamente; ma, secondo che Giustino scrive, essendo egli andato nel tempio di Giove dodoneo a sapere quello che far dovesse d’alcuna sua bisogna, e qui trovata Lasana, nepote d’Ercule, la rapi, e di lei, la quale per moglie prese, ebbe otto figliuoli tra maschi e femmine. E in questi mezzi tempi, essendo rapacissimo uomo, o bisogno o fierezza di natura che a ciò lo strignesse, armati legni in mare, divenne corsaro; e da lui furono, e ancor sono, i corsari dinominati «pirrate»; e per certo tempo rubò e prese e uccise chiunque nelle sue forze pervenne. Ultimamente per fraude di Macareo, sacerdote del tempio d’Apolline delfico, in quello fu ucciso da Oreste, forse in vendetta della ingiuria fattagli d’Ermione.

Il secondo Pirro, per piú mezzi disceso del primo, e figliuolo d’Eacida, fu re degli epiroti. Questi, essendo piccol fanciullo, rimase in Epiro, essendo stato cacciato Eacida, suo padre, da’ suoi cittadini, per le troppo gravezze le quali lor poneva; fu in grandissimo pericolo di morte, percioché, come gli epiroti