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« e approvatori di ciò che diceva, conciosiacosaché uno, nominato Damocle, alcuna volta, parlando della felicitá di lui, raccontasse la copia delle sue ricchezze, la signoria e la maestá e l’abbondanza delle cose e la magnificenza delle case reali, e negasse alcuno esserne piú beato di lui; gli disse Dionisio una volta: — O Damocle, percioché io m’accorgo che la vita mia ti piace e dilettati, vuogli provare chente sia la mia fortuna? — Al quale avendo Damocle risposto sé sommamente disiderarlo, comandò Dionisio che esso losse posto sopra un letto di preziosissimi ornamenti coperto, e quindi comandò gli fosse apparecchiata una ricchissima mensa, e preposto per servidori fanciulli bellissimi, li quali sollecitamente ad ogni suo comandamento il servissero; e quindi gli fece apporre preziosissimi unguenti e corone, e intendere soavissimi odori, e apportare esquisite vivande: per le quali cose a Damocle pareva essere fortunatissimo. Ma Dionisio, nel mezzo di cosi ricco apparecchiamento, comandò che un coltello appuntatissimo, legato con una setola di cavallo, fosse appiccato alla trave della casa sopra la testa di Damocle, in maniera che la punta di quello sopra Damocle pendesse: per la qual cosa Damocle, veduto quello, né a’ bellissimi servidori, né al reale apparecchiamento riguardava, né stendeva la mano alle dilicate vivande, e giá gli cominciavano a cadere di testa le preziose ghirlande. Laonde egli caramente pregò Dionisio che egli, con sua licenza, si potesse quindi partire, percioché piú non volea quella beatitudine: in che assai bene mostrò Dionisio chente fosse la sua beatitudine, e degli altri che in simile fortuna eran con lui. Fu, oltre a questo, costui non solamente occupatore e violento de’ beni del prossimo, ma ancora sprezzatore degl’iddíi e sacrilego. Esso, secondo che Valerio Massimo scrive, avendo in Locri spogliato e rubato il tempio di Proserpina, e con la preda tornando in Cicilia, e avendo al suo navicare prospero vento, disse ridendo agli amici suoi, li quali con lui erano: — Vedete voi come buon navicare sia conceduto dagl’iddii a’sacrilegi? — E, avendo tratto alla statua di Giove Olimpio un mantello d’oro, il quale era di grandissimo peso, e messonele uno di