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de’ figliuoli d’Issione, ma fu, secondo che ad alcun piace, figliuolo di Saturno e di Fili ira, comeché Lattanzio dica che la madre di lui fosse Pelopea; e della sua origine si recita questa favola: che Saturno, preso della bellezza di Fillira, e avendola presa, avvenne, secondo che dice Servio, che, giacendo egli con esso lei, sopravvenne nel luogo Opis, sua moglie, e perciò, accioché da lei conosciuto non fosse, subitamente si trasformò in un cavallo; per la qual cosa Fillira, avendo di lui conceputo, partorí un figliuolo, il quale infino al bellico era uomo, e da indi in giú era cavallo; il qual cresciuto, se ne andò alle selve e in quelle abitò e in quelle nudrí Achille, come di sopra si disse, dove d’Achille si fece menzione nel quinto canto. Poi, essendo stato dal padre creato immortale, ed essendogli stato da Ociroe, sua figliuola profetante, predetto che esso ancora dispererebbe d’esser mortale; avvenne che, avendolo visitato Ercule, per caso gli cadde sopra il piè una delle saette d’Ercule, le quali, come di sopra è detto, tutte erano avvelenate nel sangue di quella idra lernea, la quale uccisa avea; ed essendo dalla detta saetta fedito e gravemente dal veleno tormentato, accioché compiuto fosse il vaticino della figliuola, cominciò a pregar gl’iddii che il facessero mortale, accioché egli potesse morire: la qual grazia gli fu conceduta. Laonde egli si mori, e dopo la morte sua fu dagl’iddíi trasportato in cielo, e lu posto nel cerchio del zodiaco, ed è quel segno il quale noi chiamiamo Sagittario.] «Quell’altro è Folo, che fu si pien d’ira». Di questo Folo niuna cosa abbiamo se non che esso fu figliuolo d’Issione e d’una nuvola, come gli altri centauri. «Dintorno al fosso», nel quale i violenti bollono nel sangue, «vanno a mille a mille, Saettando quale anima», de’ miseri dannati, «si svelle Del sangue», cioè esce, «piú che sua colpa sortille». E per queste parole, e ancora per piú altre seguenti, appare che, secondo che la violenza commessa è stata piú e men grave, ha la giustizia di Dio voluto l’anime in quel sangue bogliente essere piú e meno tuffate. «Noi ci appressammo a quelle fiere snelle», cioè leggieri; e chiamagli «fiere», percioché sono mezzi uomini e mezze bestie.