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Diogene rispose: — Io so comandare agli uomini liberi. — E, accioché noi trapassiamo da queste laudevoli sue ‘opere al fine della vita sua, secondo che scrive Tullio nel primo libro delle Quistioni tusculane, essendo Diogene infermo di quella infermitá della quale si mori, fu domandato da alcuno de’ discepoli suoi, quello che voleva si facesse, poi che egli fosse morto, del corpo suo. Subitamente rispose: — Gittatelo al fosso. — Alla qual risposta colui, che domandato avea, segui: — Come, Diogene? vuoi tu che i cani e le fiere salvatiche e gli uccelli ti manuchino? —.Al quale Diogene rispose: — Pommi allato il baston mio, si che io abbia con che cacciargli. — A cui questo addimandante disse: —O come gli caccerai, che non gli sentirai? — Disse allora Diogene: — Se io non gli debbo sentire, che fa quello a me perché e’ mi mangino? — E cosí si mori: il dove non so. «Anassagora». Anassagora fu nobile uomo ateniese, e fu uditore di Anassimene e famoso filosofo. Percioché sostener non poteva i costumi e le maniere de’ trenta tiranni, li quali in Atene erano, si fuggi d’Atene e segui gli studi pellegrini tanto tempo, quanto la signoria de’ predetti durò. Poi, tornando ad Atene, e vedendo le sue possessioni, che erano assai, tutte guaste e occupate da’ pruni e da malvage piante, disse: — Se io avessi voluto guardar queste, io avrei perduto me. — Questi nella morte d’un suo figliuolo, assai della sua fortezza d’animo e della sua scienza mostrò; percioché essendogli nunziata, niuna altra cosa disse a colui che gliele palesò: — Niuna cosa nuova o da me non aspettata mi racconti, percioché io sapeva che colui, che di me era nato, era mortale. — Ed essendo infermo di quella infermitá della quale egli mori, e giacendo lontano alla cittá, fu domandato se gli piacesse d’essere portato a morire nella cittá. Rispose che di ciò egli non curava, percioché egli sapeva che altrettanta via era dal luogo dove giaceva in inferno, quanta dalla cittá in inferno. «E Tale». Tale fu asiano, figliuolo d’uno che si chiamò Essamite, si come Eusebio scrive in libro Temporum; e, secondo che Pomponio Mela dice nel primo libro della Cosmografía, egli fu d’ una cittá chiamata Mileto, la quale fu in una provincia