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sono sopra natura, con profondissimo intendimento, si come nella sua Metafisica appare. E, brevemente, egli fu il principio e ’l fon.damento di quella setta di filosofi, i quali si chiamano peripatetici. E non è vero quello che alcuni si sforzano d’apporgli, cioè che egli facesse ardere i libri di Platone: la qual cosa credo, volendo, non avrebbe potuta fare, in tanto pregio e grazia degli ateniesi fu Platone e la sua memoria e li suoi libri. Li quali non ha molto tempo che io vidi, o tutti o la maggior parte, o almeno i piú notabili, scritti in lettera e grammatica greca in un grandissimo volume, appresso il mio venerabile maestro messer Francesco Petrarca. È il vero che la scienza di questo famosissimo poeta filosofo lungo tempo sotto il velamento d’una nuvola d’invidia di fortuna stette nascosa, in maraviglioso prezzo continuandosi appo i valenti uomini la scienza di Platone; né è assai certo, se a venire ancora fosse Averrois, se ella sotto quella medesima si dimorasse. Costui adunque, se vero è quello che io ho talvolta udito, fu colui che prima, rotta la nuvola, fece apparir la sua luce e venirla in pregio; intanto che, oggi, quasi altra filosofía che la sua non è dagl’intendenti seguita. Ma ultimamente pervenuto questo singulare uomo all’etá di sessantatré anni, fimo la vita sua; e, secondo che alcuni dicono, per infermitá di stomaco. «Tutti lo miran», per singular maraviglia, quegli che in quel luogo erano; e similmente credo facciano tutti quegli che a’ nostri di in filosofia studiano: «tutti onor gli fanno», si come a maestro e maggior di tutti. «Quivi vid’io», appresso d’Aristotile, «Socrate». Socrate originalmente si crede fosse ateniese, ma di bassissima condizione di parenti disceso, percioché, si come scrive Valerio Massimo nel terzo suo libro sotto la rubrica Depatienlia, il padre suo fu chiamato Sofronisco intagliator di marmi, e la sua madre ebbe nome Fenarete, il cui uficio era aiutare le donne ne’ parti loro, e quelle per prezzo servire; ed esso medesimo, secondo che dice Papia, alquanto tempo s’esercitò nell’arte del padre. Poi, lasciata l’arte paterna, divenne discepolo d’una femmina chiamata Diutima, secondo che si legge nel libro De vitis philosophorum\ ma santo Agostino, nel libro ottavo De civiiate