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Aristotile fu di Macedonia, figliuolo di Nicomaco, medico d’Aminta, re di Macedonia, e poi di Filippo, suo figliuolo e padre d’Alessandro; la madre del quale fu chiamata Efestide: li quali Nicomaco ed Efestide vogliono alcuni esser discesi di Macaone e d’Asclepiade, discendenti d’Esculapio, il quale gli antichi, percioché grandissimo medico fu, dicono essere stato figliuolo d’Apollo, iddio della medicina. E dicono alcuni lui essere stato d’una cittá chiamata Stagira, la quale, se io ho bene a memoria, ho giá letto o udito che è non in Macedonia, ma in Trazia: le quali due province è vero che insieme confinano, perche, essendo in su i confini la cittá, forse agevolmente s’è potuto errare a dinominarla piú dell’una provincia che dell’altra. Fu costui primieramente, dopo l’avere apprese le liberali arti, ammaestrato ne’ libri poetici. E credesi che il primo libro, che da lui fu composto, fosse uno scritto, ovvero comento, sopra li due maggior libri d’Omero, e che, per questo, ancora giovanetto fosse dato da Filippo per maestro ad Alessandro. Poi vogliono lui essere andato ad Atene ad udire filosofia, dove udí tre anni sotto Socrate, in que’ tempi famosissimo filosofo; e, lui morto, s’accostò a Platone, il quale le scuole di Socrate ritenne, e sotto lui udi nel torno di venti anni. Per che, si per l’eccellenza del dottore, e si ancora per lo perseverato studio con vigilanza, divenne maraviglioso filosofo; intanto che, andando alcuna volta Platone alla sua casa e non trovando lui, con alta voce alcuna volta disse: — L’intelletto non c’è, sordo è l’auditorio. — Visse appresso la morte di Platone, suo maestro, anni ventitré, de’quali parte ammaestrò Alessandro, e parte con lui circuí Asia, e parte di quegli scrisse e compose molti libri. Egli la dialettica, ancora non conosciuta pienamente prima, in altissimo colmo recò, e ad istruzione di quella scrisse piú volumi. Scrisse similmente in rettorica, né meno in quella apparve facondo, che fosse alcun altro rettorico, quantunque famoso stato davanti a lui. Similmente intorno agli atti morali, ciò che veder se ne puote per uomo, scrisse in tre volumi: Etica, Politica ed Iconomica; né delle cose naturali alcuna ne lasciò indiscussa, si come in molti suoi libri appare; ed, oltre a ciò, trapassò a quelle che