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re cl’Alba. Filocoro dice che egli fu a’ tempi di Archippo, il quale era appo gli ateniesi nel supremo maestrato, cioè centonovanta anni dopo la presura di Troia. Archiloco dice che egli fu corrente la ventitreesima olimpiade, cioè cinquecento anni dopo il disfacimento di Troia. Apollodoro grammatico ed Euforbo istoriografo testimoniano Omero essere stato avanti che Roma fosse fatta, centoventiquattro anni: e, come dice Cornelio Nepote, avanti la prima olimpiade cento anni, regnante appo i latini Agrippa Silvio ed in Lacedemonia Archelao. Del quale per ciò cosí particulare investigazion del suo tempo ho fatta, perché comprender si possa, poi tanti valenti uomini di lui scrissero, quantunque concordi non fossero, ciò avvenuto non poter essere se non per la sua preeminenza singulare]. J «L’altro è Orazio satiro, che viene». Orazio Fiacco fu di nazione assai umile e depressa, percioché egli fu figliuolo d’uomo libertino: e «libertini» si dicevan quegli, li quali erano stati figliuoli d’alcun servo, il quale dal suo signore fosse stato in libertá ridotto, e chiamavansi questi cotali «liberti»; e fu di Venosa, cittá di Puglia, e nacque sedici anni avanti che Giulio Cesare fosse fatto dettatore perpetuo. Dove si studiasse, e sotto cui, non lessi mai che io mi ricordi; ma uomo d’altissima scienza e di profonda fu, e massimamente in poesia fu espertissimo. La dimora sua, per quello che comprender si possa nelle sue opere, fu il piú a Roma, dove venuto, meritò la grazia d’Ottavian Cesare, e lugli conceduto d’essere dell’ordine equestre, il quale in Roma a que’tempi era venerabile assai. Fu, oltre a ciò, fatto maestro della scena; e singularmente usò l’amistá di Mecenate, nobilissimo uomo di Roma ed in poesia ottimamente ammaestro. Usò similmente quella di Virgilio e d’alcuni altri eccellenti uomini; e fu il primiero poeta che in Italia recò lo stile de’ versi lirici, il quale, come che in Roma conosciuto non fosse, era lungamente davanti da altre nazioni avuto in pregio, e massimamente appo gli ebrei; percioché, secondo che san Geronimo scrive nel proemio libri Temporum d’Eusebio cesariense, il quale esso traslatò di greco in latino, in versi lirici fu da’ salmisti composto il salterio. E questo stile usò Orazio in un