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vita presente; e, che ancora piú vituperevole fia, morranno «Di sé lasciando», in questa vita, «orribili dispregi», cioè memoria di cose orribili e meritamente da dispregiare, state operate per loro. «Ed io: — Maestro». Qui comincia la quarta particola della seconda parte principale di questo canto, nella quale l’autor discrive come, secondo il suo desiderio, vide straziare allenirne dannate quello pien di fango che davanti gli s’era parato. E primieramente apre il suo desiderio a Virgilio, dicendo: «Ed io: — Maestro, molto sarei vago Di vederlo attutare», costui, il qual tu mi di’ che fu persona orgogliosa (e questa vaghezza par che sia generale in ciascuno virtuoso uomo, di vedere gl’incorreggibili punire), «in questa broda». Il proprio significato di «broda», secondo il nostro parlare, è quel superfluo della minestra, il qual davanti si leva a coloro che mangiato hanno: ma qui l’usa l’autore largamente, prendendolo per l’acqua di quella padule mescolata con loto, il quale le paduli fanno nel fondo, e percioché cosí son grasse e unte come la broda. «Anzi che noi uscissimo del lago», — cioè di questa padule. È il «lago» una ragunanza d’acque, la quale in luoghi concavi tra montagne si fa, per lo non avere uscita; ed è in tanto differente dal padule, in quanto il lago ha grandissimo fondo ed hai buono, ed è in continuo movimento; per le quai cose l’acqua senza corrompersi vi si conserva buona; dove la padule ha poco fondo e cattivo, ed è oziosa. Pone adunque qui l’autore il vocabolo del «lago» per lo vocabolo della «padule», usando la licenza poetica, e largamente parlando. «Ed egli a me: — Avanti che la proda», cioè la estremitá di questa padule. La quale l’uomo, come de’ fiumi, chiama «riva»; ma pone l’autore questo vocabolo «proda», percioché egli è proprio nome di quelle rive dove i navili pongono; e ciò è, perché sempre i navili, accostandosi alla riva, dove scaricar debbono il carico il qual portano, o caricar quello che prendono, pongono la lor proda alla riva. «Ti si lasci veder, tu sara’sazio», di quel che disideri. E poi ancoragliele rafferma dicendo: «Di tal disio», cliente tu di’ che hai, «converrá che tu goda», — cioè ti rallegri.