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quel pianto che si fa singhiozzando; «ululare» in volgare vuol dir «piagnere»: e vogliono alcuni questa spezie di piagnere esser quella che fanno le femmine quando gridando piangono. E però, dicendo l’autore a questa anima che con piagnere e con lutto si rimanga, non fa alcuna inculcazione di parole, come alcuni stimano, apparendo che le spezie del pianto e di lutto sieno intra sé diverse.

Segue adunque: «Spirito maladetto, ti rimani», in questo tormento, «Ch’io ti conosco, ancor sii lordo tutto». — Questo gli dice l’autore, percioché esso, da lui domandato chi el fosse, non l’avea voluto dire. «Allora tese al legno», quella anima, «ambo le mani»; e questo si dee credere quella anima aver fatto si come iracundo, il quale per vaghezza di vendetta avrebbe voluto offendere e noiare, se potuto avesse, l’autore, percioché ingiurioso si reputava l’autore aver detto di conoscerlo, quantunque egli fosse tutto fangoso. «Per che ’l maestro accorto», della intenzione di quest’anima adirata, «lo sospinse», cioè il rimosse della barca, «Dicendo: — Via costá con gli altri cani!», — de’ quali, adirati e commossi, è usanza di stracciarsi le pelli co’ denti, come quivi dice si stracciavano gl’iracundi. [Lez. xxxiv] «Lo collo poi». Qui comincia la seconda particella della seconda parte principale, nella quale Virgilio fa festa all’autore, percioché ha avuto in dispregio lo spirito fangoso. |E mostra in questa particella l’autore una spezie d’ira, la quale non solamente non è peccato ad averla, ma è meritorio a saperla usare: la quale verni, cioè sapere usare questa spezie d’ira, Aristotile nel quarto dz\Y Etica chiama «mansuetudine», e quegli cotali, che questa virtú hanno, dice che s’adirano per quelle cose e contro a quelle persone, contro alle quali è convenevole d’adirarsi, e ancora come si conviene, e quando, e quanto tempo; e questi, che questo fanno, dice che sono commendabili. E séguita che i mansueti vogliono essere senza alcuna perturbazione, e non vogliono esser tirati da alcuna passione, ma quello solamente fare che la ragione ordinerá: cioè in quelle cose nelle quali s’adira, tanto tempo essere adirato, quanto la