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e, per dar piú certo intendimento che di quello dica, cognomina questa gora «morta», cioè non moventesi con alcuno corso, si come i paduli fanno. «Dinanzi mi si fece», uscendo dall’acqua del padule, «un pien di fango», un’anima d’un peccatore, «E disse: — Chi se’ tu, che vieni anzi ora?», — cioè anzi che tu sia morto. «Ed io a lui» risposi: — «S’io vengo, non rimango», percioché io non son dannato, e uscirò di qui per altra via; «Ma tu», che domandi, «chi se’, che si se’ fatto brutto?» — dal fango il quale hai addosso. «Rispose», quell’anima: — «Vedi che son un che piango». — Risposta veramente d’uomo stizzoso e iracundo, del quale è costume mai non rispondere se non per rintronico. «Ed io a lui: — Con piangere e con lutto». Pongono i gramatici essere diversi significati a diversi vocaboli li quali significan pianto: dicon primieramente che «fiere», il quale per volgare noi diciam «piagnere», fa l’uomo quando piagne versando abbondantissimamente lagrime; «plorare», il quale similmente per volgare viene a dir «piagnere», è piagnere con mandar fuori alcuna boce; «lugere», il quale similmente per volgare viene a dir «piagnere», è quello che con miserabili parole e detti si fa. E dicono etimologizzando: «lugere, quasi luce egere», cioè aver bisogno di luce. E questo pare che sia quella spezie di piagnere la quale facciamo essendo morto alcuno amico, percioché, chiuse le finestre della casa, dove è il corpo morto, quasi all’oscuro piagnamo; ma meglio credo sia detto quegli, che per cotale cagion piangono, avviluppati per lo dolore nella oscuritá della ignoranza, avere bisogno in lor consolazione della luce della veritá, per la qual noi cognosciamo noi nati tutti per morire; e però, quando questo avviene che alcuno ne muoia, non essere altramenti da piagnere che noi facciamo per gli altri effetti naturali. E da questo «lugere» viene «lutto», il vocabolo che qui usa l’autore. «Eiulare», che per volgare viene a dir «piagnere», e, secondo piace a’ gramatici, «piagnere con alte boci»: e dicesi ab «hei», quod est interíectio dolentis; «gemere», ancora in volgare viene a dir «piagnere», e