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donate e gittate; e dove, bene e debitamente spendendole, potevano acquistar quella gloria che mai fine aver non dee, dove per lo contrario si veggiono in tormento e in miseria sempiterna: la quale assidua ricordazione si dee credere esser loro afflizion continua e incomparabile dolore, il quale con inestinguibile fiamma sempre di nuovo accende le coscienze loro. «Or discendiamo ornai a maggior pièta», ecc. Questa è la seconda parte principale di questo settimo canto, nella quale, si come nella esposizion testuale appare, l’autore del cerchio quarto discende nel quinto. E avendogli la ragion dimostrato che colpa sia quella del vizio dell’avarizia e della prodigalitá, e che tormento per quella ricevano i dannati; in questo quinto cerchio gli dimostra punirsi la colpa dell’ira e quella dell’accidia. Le quali accioché alquanto meglio si comprendano, e piú piena notizia s’abbia della intenzion dell’autore, è alquanto da dichiarare in che questi due vizi consistano, e quindi verremo a dimostrare come con la pena si confaccia la colpa. Se noi adunque vogliam sanamente guardare, assai leggermente potrem vedere che alcuno de’ quattro elementi non è, il quale sia tanto stimolato, tanto infestato, né tanto percosso e rivolto dal cielo, dall’acqua e dagli uomini, quanto è la terra. Questa nelle sue parti intrinseche è con vari strumenti cavata e ricercata, accioché di quelle i metalli nascosi si traggano, evellansi i candidi marmi, i durissimi porfidi e l’altre pietre di qualunque ragione, facciansi cadere le fortezze sopra gli alti monti fermate, e facciansi pervie quelle parti, le quali da sé non prestavano leggermente l’andare; questa nella sua superficie ora da’ marroni, ora da’ bómeri e ora dalle vanghe è rivolta, cavata e rotta e d’una parte in un’altra gittata; questa da’ templi mirabili, dagli edifici eccelsi delle cittá grandissime è oppressa, caricata e premuta; questa dagli animali, da’ carri, e da ponderosissimi strascinii è attrita e scalpitata; questa dal mare, da’fiumi e da’ torrenti è rosa, estenuata e trasportata; questa dalle selve, dall’erbe e dalle semente continue è poppata, sugata e munta; questa è dagli incendi evaporanti arsa, dalle folgori celestiali percossa e da’ tremuoti sotterranei dicrollata;