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la prodigalitá abbia origine da stoltizia, ch’è spezie di bestialitá. Laonde, se alcuna cosa di questo vizio pare che diminuisca l’essere curabile, questa bestialitá della stoltizia pare che il supplisca; e, oltre a ciò, quantunque curabile paia questo vizio, egli non si cura né per volontá né per opera laudevole del vizioso, e cosí per questo il vizioso non merita; e similmente, quantunque cessata sia la cagione, e per conseguente l’effetto, per le sopradette ragioni, nel prodigo, dove il disiderio non cessi di quel medesimo adoperare, avendo di che, non pare, non che curato sia, ma diminuito il vizio. E nelle nostre colpe riguarda la divina giustizia non solamente l’opere, ma ancora la volontá: e non pecca in assai cose meno chi vuole e non puote che chi vuole e puote; e perciò, non diminuendosi l’abito preso del vizio, non diminuisce il vizio nello abituato. Laonde convenientemente segue in igual supplicio punirsi il prodigo e l’avaro. E percioché questi due peccati sono radice e principio di molti mali, agramente insieme puniti sono, accioché in eterno si pianga l’avere per loro non solamente dimenticato Iddio, e in luogo di lui avere adorati e onorati i denari, ma ancora vendutolo come fece Giuda, e come molti altri fanno, che, giurando e spergiurando, simoneggiando e ingannando, tutto il giorno il vendono; e l’aver venduta la giustizia, corrotto le leggi, falsificati i testamenti, i metalli e le monete, assediate le strade, commessi i tradimenti, i furti, gli omicidii; Tesser lusinghiere divenuto e ad ogni malvagio guadagno inchinevole; l’aver la loro verginitá, la pudicizia, l’onestá e ogni vergogna posta giú, e Tesser divenute menandare, maliose, venefiche e indovine. La pena adunque attribuita a questi peccatori è da vedere come sia conforme al peccato. Come detto è, tutta la sollecitudine dell’avaro è in ragunare e in tenere il ragunato e in guardarlo piú che si conviene; e quella del prodigo è in procurare con ogni studio d’avere e di male spender quello che aver puote: e però assai convenevolmente pare che dalla divina giustizia puniti sieno nel continuo volgere gravissimi pesi col petto, e con quegli l’avaro e ’l prodigo amaramente urtarsi e percuotersi insieme. Per lo quale atto è da intendere che, come