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E Giovenale ancora dice: <poem> Sed quo divitias haec per tormenta coactas? Cum furor haud dubius, cum sit manifesta phrenesis, ut locuples moriaris, egenti vivere fato, ecc. <poem> Mostrato che cosa sia avarizia e in che pecchi l’avaro, percioché in quel medesimo luogo e tormento sono i prodighi tormentati, è sotto brevitá da vedere che cosa sia prodigalitá e in che il prodigo pecchi. È prodigalitá, secondo che Aristotile vuole nel quarto dell ’Etica, l’uno degli estremi della liberalitá, opposito all’avarizia; e, cosí come l’avarizia consiste in tenere dove e come e quando non si conviene, e disiderare e adoperare d’avere piú che non si conviene, e donde e da cui non si conviene; cosí la prodigalitá consiste in donare e spendere quanto e come e dove non si conviene, e sta questo nel trapassare ogni termine di debita spesa intorno a quella cosa, la quale alcun far vuole o che si conviene: come ne’ vestimenti e negli ornamenti veggiamo spesse volte alcuni trasandare, senza considerare la qualitá, la nazione o 10 stato suo, e l’entrate e’ frutti delle sue possessioni; come ancora veggiamo nel convitare, nel quale senza considerare a cui, o quando o dove il convito s’apparecchi, quella spesa si fa per privati uomini, e di bassa condizione o di vile, che se per alcun prencipe o venerabile uomo si facesse (come si legge faceva 11 figliuolo d’ Isopo filosafo, il quale, rimaso del padre ricchissimo, per dar mangiare a’suoi pari, comperava gli usignuoli, i montanelli, i calderugi, i pappagalli, li quali gli uomini hanno carissimi per lo lor ben cantare, e, quando grassi gli trovava, non gli lasciava per danaio, e quegli arrostiti poi poneva innanzi a’suoi convitati: per che talvolta avveniva essere per avventura costato il boccone dieci fiorini d’oro), o come ancora si può fare in cose assai. Il come consiste negli apparati: coroneranno alcuni le sale, ornerannole di drappi ad oro, metteranno le mense splendide, faranno venire i trombatori, i saltatori, i cantatori, i trastullatori, i servidori pettinati, azzimati e leggiadri, non come se scellerati e scostumati uomini vi dovesser mangiare, come le piú volte fanno, ma re o imperadori;