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inferiori, cosí: «Similmente agli splendor mondani», cioè alle ricchezze e agli stati e alle preeminenzie del mondo, «Ordinò generai ministra e duce, Che permutasse a tempo», cioè di tempo in tempo, «li ben vani», cioè le ricchezze e gli onori temporali, li quali chiama «beni vani», percioché in essi alcun salutifero frutto non si truova né stabilitá; e volle che questa cotal duce, cioè ministra, tramutasse questi beni vani «Di gente in gente», cioè d’una nazione in un’altra, si come noi leggiamo essere infinite volte avvenuto ne’ tempi passati nelle gran cose, non che nelle minori. Noi leggiamo il reame e l’imperio degli assiri esser trapassato ne’ medi, e de’ medi ne’ persi, e de’ persi ne’ greci, e de’ greci ne’ romani; e, lasciando stare gli antichi, de’ quali di molti altri regni e signorie si potrebbe dire il simigliarne, noi abbiamo veduto ne’ nostri di la gloria e l’onore dell’armi e della magnificenza, e della Magna e de’ franceschi, esser trapassata negl’inghilesi; e quivi non è da credere che ella debba star ferma, ma, come in coloro è stata trasportata, cosi ancora in brieve tempo si trasmuterá in altrui. E segue: «e d’uno in altro sangue». La sentenza delle quali parole, quantunque una medesima possa essere con la superiore, nondimeno, volendola a piú brieve permutazione e di minor fatto deducere, possiam dire «d’una famiglia in un’altra», in quanto d’un medesimo sangue si tengono quegli che d’una medesima famiglia sono; si come, accioché le cose antiche pospognamo, abbiam potuto vedere e veggiamo nella cittá nostra piena di queste trasmutazioni. Furon de’ nostri di i Cerchi, i Donati, i Tosinghi e altri in tanto stato nella nostra cittá, che essi come volevano guidavano le piccole cose e le grandi secondo il piacer loro, ove oggi appena è ricordo di loro; ed è questa grandigia trapassata in famiglie, delle quali allora non era alcun ricordo. E cosí da quegli, che ora son presidenti, si dee credere che trapasserá in altri. E questo senza alcun fallo addiviene «Oltre la difension de’senni umani». Alla dimostrazione della qual veritá si potrebbono inducere infinite istorie e mille dimostrazioni; ma, percioché assai può a ciascuno esser manifesto i senni degli uomini non valere a