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dice qual peccato in questo terzo cerchio si punisca: e, oltre a ciò, d’alcune cose addomandato da lui, il dichiara. Dice adunque: «Noi passavam», Virgilio ed io, «su per l’ombre ch’adona», cioè prieme e macera, «La grave pioggia», la quale in quel luogo era, come di sopra è mostrato, «e ponevam le piante», de’piedi, «Sopra lor vanitá, che par persona». Altra volta è detto gli spiriti non avere corpo, ed essere agli occhi nostri invisibili, ma in questa opera tutti li mostra l’autore essere corporei, imitando Virgilio, il quale nel sesto del VEneida fa il simigliarne; e questo fa, accioché piú leggiermente inteso sia, figurando essere corporee le cose che incorporee sono e i loro supplici: la qual cosa non si potrebbe far tanto che bastevole fosse, se questa maniera non tenesse. Nondimeno mostra che, quantunque in apparenza corpi paiano, non essere in esistenza, dicendo lor «vanitá, che par persona» e non è: il che come addivenga, pienamente si mostrerá nel canto venticinquesimo del Purgatorio, dove questa materia si tratta. «Elle», cioè queU’anime, «giacean per terra tutte quante, Fuor d’una, cli’a seder si levò», si che appare che anche questa una giaceva come l’altre, «ratto», cioè tosto, «Ch’ella ci vide passarsi davante».

E disse cosí: — «O tu, che se’ per questo inferno tratto», — cioè menato, «Mi disse, — riconoscimi, se sai»; quasi volesse dire: — Guatami, e vedi se tu mi riconosci, percioché tu mi dovresti riconoscere; — e la ragione è questa, che — «Tu fosti prima fatto», cioè creato e nato, «ch’io disfatto», — cioè che io morissi, percioché, nella morte, questa composizione, che noi chiamiamo «uomo», si disia per lo partimento dell’anima; e cosi né ella che se ne va, né ’l corpo che rimane, è piú uomo. E veramente nacque l’autore molti anni avanti che costui morisse, e fu suo dimestico, quantunque di costumi fossono strani. «Ed io a lei», cioè a quella anima: — «L’angoscia, che tu hai», dal tormento nel quale tu se’, «Forse» è la cagione la quale «ti tira fuor della mia mente», cioè del mio ricordo; e tiratane fuor «Si, che non par ch’io ti vedessi mai. Ma», poiché