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Cristo e il battesimo da lui introdotto mori, nel torno di quarantacinque anni; [né della venuta di Cristo nella Vergine, per quello che comprender si possa, senti alcuna cosa: come che santo Augustino, in un sermone Della nativitá di Cristo, scriva lui avere la venuta di Cristo profetata ne’ versi scritti nella quarta egloga della sua Buccolica, dove dice: Ultima Cumaei venit iam carminis aetas: magnus ab integro saeclorum nascitur orda. Iam redit et virgo, redeunt Saturnia regna: iam nova progenies caelo delabitur alto.

De’ quali versi alcun santo non sente quello che forse vuole pretendere santo Augustino; e, se pure son di quegli che ’1 sentono (e per avventura santo Augustino medesimo), non credono lui avere inteso quello che esso medesimo disse, se non come fece Caifas, quando al popolo giudaico disse, per Cristo giá preso da loro, che «bisognava che uno morisse per lo popolo, accioché tutta la gente non perisse». Non adunque senti Virgilio di Dio, come sentir si volea a chi volea avanti al cristianesmo salvarsi.] «Per tai difetti», cioè per cose omesse, non per cose commesse, o vogliam dire per non avere avuto battesimo e per non aver debitamente adorato Iddio; «e non per altro rio», cioè per avere contro alle morali o naturali leggi commesso; «Semo perduti», cioè dannati a non dovere in perpetuo vedere Iddio; «e sol di tanto offesi, Che senza speme vivemo in disio»: — il quale disio non è altro che di vedere Iddio, nel quale consiste la gloria de’ beati. E come che molto faticosa cosa sia il ferventemente disiderare, è, oltre a ciò, quasi fatica e noia importabile l’ardentemente disiderare e non conoscere né avere speranza alcuna di dover potere quello, che si disidera, ottenere: e perciò, quantunque prima facie paia non molto gravosa pena essere il disiderare senza sperare, io credo ch’ella sia gravissima; e ancora piú se le aggiugne di pena, in quanto questo disiderio è senza alcuna intermissione.