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per alcuna piccola dichiarazione alle parole che costei dice, alcuna cosa qui ne scriverò. Piace «0L Aristotile esser tre spezie d’amore, cioè amore onesto, amore dilettevole e amore utile: e quell’amjore, del quale qui si fa menzione, è amor dilettevole. E perciò, lasciando star degli altri due, dico che questo amor per diletto chiamano i poeti Cupido, e dicono che egli fu figliuolo di Marte e di Venere, si come Tullio nel libro De natura deorum testimonia: e a costui attribuiscono i poeti grandissime forze, si come per Seneca appare nella tragedia d’ 1polito, nella quale dice:

Et iubet caelo superos relieto
vultibus falsis habitare terras.
Thessati Phoebus pecoris magister
egit armentum, posíloque plectro
impari tauros calamo vocavit.
Induit formas quotiens minores,
ipse, qui caelum nebulasque duciti
Candidas ales modo movit alas, ecc.

E, oltre a ciò, gli discrivono varie forme, alle quali voler recitare sarebbe troppo lunga la storia. Ma, vegnendo a quello che alla nostra materia appartiene, dico che questo Cupidine, o Amor che noi vogliam dire, è una passion di mente delle cose esteriori, e, per li sensi corporei portata in essa, è poi approvata dalle virtú intrinseche, prestando i corpi superiori attitudine a doverla ricevere. Percioché, secondo che gli astrologi vogliono (e cosí affermava il mio venerabile precettore Andalò), quando egli avviene che, nella nativitá d’alcuno, Marte si trovi esser nella casa di Venere in Tauro o in Libra, e trovisi esser significatore della nativitá di quel cotale che allora nasce, ha a dimostrare questo cotale, che allora nasce, dovere essere in ogni cosa venereo. E di questo dice Ali nel comento del Quadripartito che, qualunque ora nella nativitá d’alcuno Venere insieme con Marte participa, avere questa cotale participazione a concedere a colui che nasce una disposizione atta agl’innamoramenti e alle fornicazioni. La quale attitudine ha ad adoperare che, cosí tosto come questo cotal vede alcuna femmina,