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secondo cerchio si punisca e in qual supplicio; alla quale mostra l’autore, avendo Virgilio posto silenzio a Minos, d’esser pervenuto. E, percioché infino a questo luogo era venuto per tuttp quasi il primo cerchio, senza udire alcun rumore di pianti o di lamenti, dice: «Ora incomincian le dolenti note A farmisi sentire», cioè le varietá de’ pianti, le quali si facevano al suo audito sentire; «or son venuto Lá dove molto pianto mi percuote», gli orecchi. E dice «percuote», percioché, essendo l’aere percosso dalle voci dolenti de’ tormentati, è di necessitá che egli si muova, e col suo moto percuota quelle cose le quali movendosi truova, delle quali era la sensualitá dell’autore che quivi vivendo si trovava. «Io venni in luogo d’ogni luce muto», cioè privato, «Che mugghia», cioè risuona, questo luogo, per lo ravvolgimento delle strida e de’ pianti, il suono de’ quali raccolto insieme, fa un rumore simile a quello che noi diciamo che mugghia il mare ne’ tempi tempestosi, e però dice: «come fa’l mar per tempesta, Se da contrari venti è combattuto», cioè infestato. II che assai volte addiviene, che la contrarietá de’ venti, che alcuna volta spirano, son cagione delle tempeste del mare. E chiamasi questo romore del mare impropriamente «mugghiare»: e, percioché da sé non ha proprio vocabolo, è preso un vocabolo a discriver quel romore che piú verisimilmente gli si confaccia, e questo è «mugghiare», il quale è proprio de’ buoi; ma percioché è un suono confuso e orribile, par che assai convenientemente s’adatti al romor del mare. «La bufera infernal». Bufera, se io ho ben compreso, nell’usitato parlar delle genti è un vento impetuoso, forte, il qual percuote e rompe e abbatte ciò che dinanzi gli si para; e questo, se io comprendo bene, chiama Aristotile nella Meteora «enephias», il quale è causato da esalazioni calde e secche levantesi dalla terra e saglienti in alto; le quali, come tutte insieme pervengono in aere ad alcuna nuvola, cacciate indietro dalla frigiditá della detta nuvola con impeto, divengon vento, non solamente impetuoso, ma eziandio valido e potente di tanta forza, che, per quella parte dove discorre, egli abbatte case, egli divelle e