Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. II, 1918 – BEIC 1759042.djvu/115

fossero piú accette, solo se n’andava in una spelunca, e in quella, poi che composto avea ciò che immaginava esser bene e utilitá de’ sudditi suoi, uscendo fuori, mostrava al popolo sé, quello che scritto o composto avea, avere avuto da Giove suo padre: donde per avventura segui, per questa astuzia, che esso fu reputato figliuolo di Giove e le leggi da lui composte furono avute in grandissimo pregio. Ma lui essere stato figliuolo d’Asterio non pare che Jn alcun modo il conceda il tempo, conciosiacosaché egli apparisca Asterio aver regnato in Creti ne’ tempi che Danao regnò in Argo, che fu intorno degli anni del mondo tremilasettecentotré, e la guerra, la quale ebbe Minos contro agli ateniesi, fu regnante Egeo in Atene, che fu intorno agli anni del mondo tremilanovecentosessanta. Ed è Minos per ciò stato detto da’ poeti esser giudice in inferno, pcrcioché noi mortali, avendo rispetto a’ corpi superiori, ci possiam dire essere in inferno: ed esso, come detto è, appo i mortali compose le leggi, e rendè ragione a’domandanti; nelle quali cose esso esercitò uficio di giudice.

Le vestigie de’ quali imitando l’autore, qui per giudice ed esaminatore delle colpe il pone appo quegli d’inferno, dicendo che egli sta quivi «orribilmente»; e, a dimostrare il suo orrore dice: «e ringhia». Ringhiare suole essere atto dei cani, minacciami alcuno che al suo albergo s’appressi. «Esamina le colpe» dell’anime di coloro che laggiú caggiono. E qui comincia l’autore a discrivere l’uficio di questo Minos, in quanto dice che «esamina»: e cosí appare lui in questo luogo esser posto per giudice, percioché a’ giudici appartiene l’esaminare delle cose commesse. E séguita: «nell’entrata». E qui discrive il luogo conveniente a quell’ufizio, accioché alcuna non possa passare, senza esser sottentrata alla sua esaminazione. «Giudica». Séguita qui l’autore l’ordine giudiciario; percioché primieramente conviene che il discreto giudice esamini i meriti della quistione, e dopo la esaminazione giudichi quello che la legge o talora l’equitá vuole; e, dopo il giudicio dato, quello mandi ad esecuzione che avrá giudicato. E però segue: «e manda» ad esecuzione, o comanda che ad esecuzion sia mandato. E qui