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in anniversario d’Androgeo avea constituiti. Ma, in questo mezzo tempo che esso gli ateniesi guerreggiava, avvenne, e per l’ira conceputa da Giove contro a Minos, e per l’odio il quale Venere portava a tutta la schiatta del Sole, il quale il suo adulterio e di Marte aveva fatto palese, che Pasife s’innamorò del bel toro, il qual Minos s’avea riservato, senza averlo sacrificato al padre che mandato gliel’avea; e per opera ed ingegno di Dedalo giacque con lui, in una vacca di legno contraffatta ad una della quale il toro mostrava tra l’altre di dilettarsi molto; e di lui concepette e poi partorí una creatura, la quale era mezzo uomo e mezzo toro. Della quale ignominia fu fieramente contaminata la gloria della vittoria acquistata da Minos. Nondimeno esso fece prendere Dedalo ed Icaro, suo figliuolo, e fecegli rinchiudere nella prigione del laberinto, la quale Dedalo medesimo aveva fatta. E questo laberinto non fu fatto come disegnato l’abbiamo, cioè di cerchi e di ravvolgimenti di mura, per li quali andando senza volgersi, infallibilmente si perveniva nel mezzo, e cosí, tornando senza volgersi, se ne sarebbe Tuoni senza dubbio uscito fuori: ma egli fu, e ancora è, un monte tutto dentro cavato, e tutto fatto ad abituri quadri a modo che camere, e ciascuna di queste camere ha quattro usci, in ciascuna faccia uno, i quali vanno ciascuno in camere simigliatiti a queste, e cosí poco si puote avanti andare, che l’uomo vi si smarrisce entro senza saperne fuori uscire, se *per avventura non è. Poi ivi a certo tempo essendo ad Atene venuto per sorte che Teseo, figliuolo del re Egeo, dovesse, con gli altri che per tributo eran mandati, venire in Creti; e quivi venuto, secondo che Ovidio scrive, con certe arti mostrategli da Adriana, figliuola di Minos, vinse il Minotauro ed ucciselo, e da cosí vituperevol servigio liberò gli ateniesi: e occultamente di Creti partendosi, seco ne menò Adriana e Fedra, figliuole di Minos. E Dedalo d’altra parte, fatte alie a sé e al figliuolo, di prigione uscendo se ne volò in Cicilia, e di quindi a Baia: la qual cosa sentita da Minos, con armata mano incontanente il seguitò: ma esso appo Camerino in Cicilia, secondo che Aristotile scrive nella Politica, fu dalle figliuole