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cerchio primaio», cioè del limbo, il quale è il primiero cerchio dello’nferno; e mostra appresso dove discendesse, cioè «Giú nel secondo» cerchio, «che men luoco cinghia», cioè gira, E davanti è mostrata la cagion perché: la quale è percioché la forma dello ’nferno è ritonda, e, quanto piú in esso si discende, tanto viene piú ristrignendo, tanto che ella diviene aguta in sul centro della terra. «E tanto ha piú dolor», in questo cerchio che nel precedente, «che pugne», cioè tormenta in si fatta maniera, che egli costrigne i tormentati «a guaio», cioè a trar guai: quello che nel superior cerchio, come mostrato è, non avvenia; per che, s’egli è questo luogo minore di circunferenza che il superiore, egli è molto maggior di pena. «Stavvi Minos». Qui comincia la seconda parte, nella quale l’autor mostra aver trovato un demonio esaminatore delle colpe de’peccatori; e in questo seguita l’autore lo stilo incominciato di sopra, cioè di trovare ad ogni entrata di cerchio alcun demonio. Di sopra all’entrare del primo cerchio trovò «Carón dimonio con occhi di bragia»; qui trova Minos. E ciascuno con alcun atto o parola terribile spaventa i peccatori che in quel luogo vengono, percioché Carón, di sopra, forte quegli che alla sua nave vennero spaventò con parole, gridando: — «Guai a voi, anime prave», ecc.; — nell’entrata di questo cerchio, Minos gli spaventa ringhiando, in quanto dice: «Stavvi Minos orribilmente, e ringhia»; e cosí ancora ne’ cerchi seguenti troveremo. Dice adunque: «Stavvi Minos», cioè in su l’entrata di quel cerchio secondo. Questo Minos dicono i poeti ch’egli fu figliuolo di Giove e d’ Europa, e ciò essere in tal maniera avvenuto che, essendo Europa, figliuola d’Agenore, re de’ fenici, i quali abitarono il lito della Sona e fu lá loro cittá principale Tiro, piaciuta a Giove cretense; e con operazion di Mercurio, secondo che da Giove gli era stato imposto, fosse fatto che questa vergine, avendo egli gli armenti reali dalle pasture della montagna vólti e condotti alla marina, seguiti gli avesse: quivi essendosi Giove trasformato in un tauro bianchissimo e bello, e mescolatosi tra gli armenti reali, tanto benigno e mansueto si mostrò a questa vergine, che essa, prendendo della sua