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altra potere pena scusare? meritata, E perciò, che quella se per che altro semplicemente ben vissero, per non lo aver peccato originale è data a coloro, li quali morirono avanti che essi potesson peccare, e quello sentirne, che par che san Paolo voglia, quando scrive: «Servus nesciens vel ignorans voluutatem Domini sui et non faciens, vapulabit paucis»; e in altra parte: «Faci li us consequutus surn venirmi, quoniam ignorans feci».\ [De ignorantia iuris non dico cosí; percioché, comedi sopra dissi, come la legge, la quale a ciascuno appartiene, è promulgata e manifestata, non puote alcuno con accettevole scusa allegar la ignoranza: percioché tale ignoranza si può meritamente dire crassa e supina, e apparire aperto, colui che ciò non sa, noi sa, perché non l’ha voluto sapere. E però se, dopo la dottrina evangelica predicata per tutto, è alcuno che quella seguita non abbia, quantunque per altro virtuosamente vivuto sia, si come degno di maggior supplicio per la sua ignoranza, non dee a simil pena esser punito con gl’innocenti, ma a molto piú agra. E di questi cotali pone l’autore alquanti, come è Ovidio, Lucano, Seneca, Tolomeo, Avicenna, Galieno e Averrois; li quali io confesso, tra gli altri dall’autor nominati, non doversi debitamente nominare, percioché di loro si può dir quello che scrive san Paolo: «A veritate auditum avertali, adfabulas autem convertenlur», ecc. E il salmista: «Sicut aspides surdae et oblurantes aures suas, ut non exaudirent voces», ecc. E di questi meritamente si dice quella parola, che di sopra contro agl’ignoranti è allegata da san Paolo: «ignorans ignorabilur», e similmente l’altre autoritá quivi poste. Nondimeno, che che qui per me detto sia, io non intendo di derogare in alcuno atto alla cattolica veritá, né alla sentenza de’ piú savi.] vili] Resta a vedere quello che l’autore abbia voluto per lo castello difeso da sette alte mura e da un bel fiumicello, e per lo prato della verdura che dentro vi truova, poi che con quegli cinque poeti entrato v’ è. E, secondo il mio giudicio, egli intende questo castello il reai trono della maestá della filosofia morale e naturale, fermato in su il limbo, cioè in su la circunferenza della terra: conciosiacosaché queste due spezie di filosofia,