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presto ad ogni suo comandamento. E ben doveva questa donna esser degna di reverenza, quando tanto uomo, quanto Virgilio fu, si proffera a lei.

Poi segue continuando il suo dire, e ancora piú degna la dimostra, dicendo: «Lucevan gli occhi suoi piú che la stella». Dé’si qui intendere l’autore volere preporre la luce degli occhi di questa donna alla luce di quella stella ch’è piú lucente. «E cominciommi a dir», questa donna, «soave e piana»: nel qual modo di parlare si comprende la qualitá dell’animo di colui che favella dovere essere riposata, non mossa da alcuna passione, e, oltre a ciò, in questo disegna l’atto dell’onesto, il quale in ogni suo movimento dee esser soave e riposato. «Con angelica voce» aggiugne un’altra cosa, mirabilmente opportuna nelle donne, d’aver la voce piacevole, né piú sonora né meno che alla gravitá donnesca si richiede; e queste cosí fatte voci fra noi sono chiamate «angeliche». E, oltre a questo, l’attribuisce Virgilio questa voce in testimonio della beatitudine di lei, percioché estimar dobbiamo alcuna cosa deforme non potere essere in alcun beato. «In sua favella», cioè in fiorentino volgare, non ostante che Virgilio fosse mantovano. Ed in ciò n’ammaestra alcuno non dovere la sua originai favella lasciare per alcun’altra, dove necessitá a ciò noi costrignesse. La qual cosa fu tanto all’animo de’ romani, che essi, dove che s’andassero, o ambasciadori o in altri ufici, mai in altro idioma che romano non parlavano; e giá ordinarono che alcuno, di che che nazion si fosse, in senato non parlasse altra lingua che la romana. Per la qual cosa assai nazioni mandaron giá de’ loro giovani ad imprendere quello linguaggio, accioché intendesser quello e in quello sapessero e proporre e rispondere. Ma potrebbesi qui muovere un dubbio, e dire: — Come sai tu che questa donna parlasse fiorentino? — A che si può rispondere apparire in piú luoghi, in questo volume, Beatrice essere stata una gentildonna fiorentina, la quale l’autore onestamente amò molto tempo; e per questo comprendere e dire lei in fiorentin volgare aver parlato.