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quella dignitá sustituiti e chiamati imperadori. E risponde qui l’autore ad una tacita quistione. Potrebbe alcun dire: — Come dèi tu, che se’ cristiano, credere che Iddio fosse piú liberale ad un pagano di lasciarlo andare vivo in inferno, che a te? — A che egli e nelle parole predette risponde e in quelle che seguono, dicendo:] «Non pare indegno» l’avere Iddio sostenuto l’andata d’Enea «ad uomo d’intelletto», il cui giudicio è ragionevole e giusto, e massimamente avendo riguardo «Ch’ ei», Enea, «fu dell’alma», cioè eccelsa, «Roma», la quale tutto il mondo si sottomise, «e dello ’mpero», cioè della signoria di Roma, o vogliam dire della dignitá spettante a quelli che noi chiamiamo imperadori, de’ quali fu il primo Ottaviano, disceso per molti mezzi della schiatta d’Enea, «Nell’empireo ciel», cioè nel cielo della luce dove si crede essere il solio della divina maestá; [e chiamasi «empireo», cioè igneo, percioché «pir» in greco, viene a dire «fuoco» in latino: e vogliono i nostri santi quello dirsi «empireo», percioché egli arde tutto di perfetta caritá;] «per padre eletto». Vuol per questo sentir l’autore per divina disposizione essere d’Enea seguito quello che leggiamo essere stato operato per li suoi successori. E dice qui Enea esser padre di Roma e dello ’mperio, percioché quegli che di lui nacquero per sedici re, infino a Numitore, che fu l’ultimo della schiatta d’Enea, regnarono in Alba per ispazio di quattrocento ventiquattro anni. Poi, essendo di Numitore re nata llia, e Amulio, fratello di Numitore, piú giovane d’etá, tolto a Numitore il regno, fece uccidere un figliuolo di Numitore chiamato Lauso; e per torre ad llia speranza di figliuoli, la fece vergine vestale, alle quali era pena d’essere sotterrate vive, se in adulterio fossero state trovate. Nondimeno questa llia, come che ella si facesse, [o con cui ella si giacesse,] ella ingravidò, e partorí due figliuoli ad un parto, dei quali l’uno fu chiamato Romolo e l’altro Remulo: li quali, essendo giá, per comandamento di Amulio, llia stata sotterrata viva, furono gittati, da persone mandate dal re a ciò, non nel corso del Tevero, al quale, perché cresciuto era, non