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la sacra Scrittura similemente fa alcuna volta. [Il quale del presente mondo dicendo, dice san Paolo: «Pie et iuste vivenies in hoc saeculo»; e dell’altra vita parlando: «Nescimus in quos ftnes saeculi devenerunt».] «Andò, e fu sensibilmente»: volendo per questo s’intenda Enea, non per visione o per contemplazione essere andato in inferno, ma col vero corpo sensibilmente. E questo prende l’autore da ciò che Virgilio scrive nel sesto dell ’Eneida, nel qual dice che, essendo Enea, poi che di Cicilia si parti, pervenuto nel seno di Baia, e quivi in assai tranquillo mare, dando per avventura riposo a’ suoi compagni, e disideroso di sapere quello che di questa sua peregrinazione gli dovesse avvenire; essendo andato al lago d’Averno, dove avea udito essere l’oraculo della sibilla cumana ed essa altresi, la pregò che in inferno il menasse al padre; e, dietro alla sua guida, vivo e con l’arme discese: e, per quello passando, pervenne ne’ campi Elisi, lá dove quegli, che in istato di beatitudine, erano secondo l’antico errore. E perciò dice l’autore che egli andò «sensibilmente». «Perché, se l’avversario d’ogni male», cioè Iddio, «Cortese fu», di lasciarlo andare senza alcuna offensione, non è maraviglia, «pensando l’alto effetto Che uscir dovea di lui», cioè d’Enea, «e ’l chi, e ’l quale», [cioè Cesare dettatore, o Ottaviano imperadore. De’ quali ciascun fu da molto, e ciascun si potrebbe dire essere stato fondatore della imperiai dignitá; percioché, quantunque Cesare non fosse imperadore, egli fu dettatore perpetuo, e fu il primo, dopo i re cacciati di Roma, il quale recò nelle sue mani violentemente tutto il governo della republica. Del quale occupamento segui il triumvirato di Ottaviano e de’ compagni; e da quello, essendo da Ottaviano, per loro bestialitá, posti giú dell’uficio del triumvirato Marco Antonio e Marco Lepido, e rimaso egli solo triumviro, ne segui, o per tacita forza, o pure per ispontaneo piacere del senato e del popolo di Roma, Tessergli il governo della republica commesso, quando cognominato fu Augusto; dopo il quale sempre fu servato poi, uno dopo l’altro, essere in