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divini], ne’ quali figuratamente si parli, ogni parola aver sotto sé alcun sentimento diverso da quello che la lettera suona; e però, non essendo nel precedente canto ad ogni parola altro sentimento dato che il litterale, diranno, nell’aprire l’allegoria, essere difettuosamente da me proceduto. Ma in questa parte, salva sempre la reverenzia di chi ’l dicesse, questi cotali sono della loro oppenione ingannati; percioché in ciascuna figurata scrittura si pongono parole che hanno a nascondere la cosa figurata, e alcune che alcuna cosa figurata non ascondono, ma però vi si pongono, perché quelle che figurano possan consistere: si come per esemplo si può dimostrare in assai parti nella presente opera. Che ha a fare al senso allegorico: «La sesta compagnia in duo si scema»? che n’ha a fare: «Cosí discesi del cerchio primaio»? che molte altre a queste simili? E, se queste se ne tolgono, come potrá seguire l’ordine della dimostrazione che l’autore intende di fare? come acconciarsi quelle che per significare altro si scrivono? Se ogni parola avesse alcun altro senso che il litterale a nascondere, di soperchio avrebbe san Girolamo detto nel proemio de;V Apocalissi, e non in altra parte della Scrittura, tanti essere i misteri quante son le parole; conciosiacosaché nell’ Apocalissi per eccellenzia quello si creda avvenire, che in alcun altro libro della Sacra Scrittura non avviene. Tuttavia, accioché piú pienamente si creda non ogni parola avere allegorico senso, leggasi quello che ne scrive santo Agostino nel libro Dell’eterna Ierusalem, dicendo: «Non omnia, quae gesta narrantur, aliquid etiam significare pittando sunt; sed propter illa, quae aliquid signifícant, attexuntur; solo enim vomere terra proscindi tur; sed, ut hoc feri possit, etiam cae/era aratri membra sunt necessaria. Et soli nervi in citharis atque huiusmodi vasis musicis aptantur ad canlum; sed, ut aptari possint, insuntet caetera in compagibus organorum, quae non percutiuntur a canentíbus, sed ea, quae percussa resonant, his connectuntur», ecc. E perciò estimo che molto piú onesto sia a credere ad Agostino che stoltamente opinare quello che manifestamente si può riprovare; e quinci prendere certezza, se alcuna cosa allegorizzando è omessa, quella non per negligenza, ma per non conoscere che opportuna vi sia l’allegoria, essere stata intralasciata.