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nella quale noi medesimi peccando ci mettiamo, non è alcuna umanitá, né pietá, né clemenzia, anzi è piena di crudelitá, di bestialitá e di iniquitá. Né osta il dire: egli v’abitano gli uomini peccatori; percioché questo non è vero; ché, come l’uomo ha commesso il peccato, egli diventa quella bestia, li cui costumi son simili a quel peccato. Verbigrazia: colui che nel vizio della lussuria si lascia cadere, percioché la lussuria per la sua bruttezza è simigliata al porco, esso diventa porco, quantunque effigie umana gli rimanga; e il rapace diventa lupo, perché il lupo è rapacissimo animale: e cosí quello luogo è salvatico, si come privato d’ogni umana stanza. È, oltre a questo, «aspra» per le spine, per li triboli e per gli stecchi, cioè per le punture de’ peccati, li quali, continuamente dai morsi della coscienza infestati, dolorosamente pungono il peccatore. Ed è «forte», in quanto tenacissimi sono i legami del diavolo, e massimamente negli ostinati, li quali, poi che nel profondo delle colpe caduti sono, della divina misericordia disperandosi, disprezzano Iddio e turano gli orecchi alli ammonimenti de’ giusti uomini e alla evangelica dottrina. E, per queste qualitá, a colui il qual è tócco dalla divina grazia, ella pare (e cosí è), piena di tanta amaritudine, che poco piú è la morte eternale, nella quale alcuna dolcezza non s’aspetta giammai. Nondimeno dice l’autore alcun bene aver trovato in essa. Per lo qual bene niun’altra cosa credo che sia da intendere, altro che la misericordia di Dio, la quale non ha luogo che ne’giusti s’adoperi; e cosí ne’peccatori è tanto necessaria, che, se essa non fosse, alcun nostro merito né lagrima mai potrebbe sodisfare alla divinitá, del peccato commesso. Ella adunque è quella, che, nella oscuritá della nostra ignoranza e delle nostre colpe, colle braccia aperte si trova presta a non guardare a’ difetti commessi, ma solamente alla buona affezione di chi a lei rivolger si vuole per doverla ricevere; questa è quella, la cui benignitá riguardata, a sé dalla disperazion ci ritira. Della quale, si come di bene trovato lá ove ella è opportuna, l’autore dice di voler trattare, si come fa nel libro secondo della presente Commedia, nel quale pienamente si