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capitolo v 91


raggi difeso fosse, erano piene, veggendo andavamo. Oh quanto e quale è questo diletto grande alle sane menti! Quivi si vedevano in molte parti le mense candidissime poste e di cari ornamenti sí belle, che solo il riguardarle aveva forza di risvegliare l’appetito in qualunque piú fosse stato svogliato; e in altra parte, giá richiedendolo l’ora, si discernevano alcuni prendere lietamente li mattutini cibi, da’ quali e noi e quale altro passava, con allegra voce alle loro letizie eravamo convitati.

Ma poi che noi medesimi avevamo, sí come gli altri, mangiato con grandissima festa, e dopo le levate mense piú giri date in liete danze al modo usato, risalite sopra le barche, subitamente or qua e ora colá n’andavamo. E in alcuna parte cosa carissima agli occhi de’ giovani n’appariva, ciò erano vaghissime giovani in giubbe di zendado spogliate, e scalze e isbracciate nell’acqua andanti, dalle dure pietre levanti le marine conche; e a cotale uficio bassandosi, sovente le nascose delizie dell’uberifero petto mostravano. E in alcuna altra con piú ingegno, altri con reti, e quali con piú nuovi artifici, alli nascosi pesci si vedeano pescare. Che giova il faticarsi in voler dire ogni particolare diletto che quivi si prende? Egli non verrebbono meno giammai. Pensi seco chi ha intelletto, quanti e quali essi debbano essere, non andandovi, e se vi pur va, non vi si vede alcuno altro che giovane e lieto. Quivi gli animi aperti e liberi sono, e sono tante e tali le cagioni per le quali ciò avviene che appena alcuna cosa addimandata negare vi si puote. In questi cosí fatti luoghi confesso io, per non turbare le compagne, d’avere avuto viso coperto di falsa allegrezza, senza avere ritratto l’animo da’ suoi mali; la qual cosa quanto sia malagevole a fare, chi l’ha provato ne può testimonianza donare. E come potrei io nell’animo essere stata lieta ricordandomi giá e meco e senza me avere in simili diletti veduto il mio Panfilo, il quale io sentiva da me oltremodo essere lontano, e oltre a ciò senza speranza di rivederlo? Se a me non fosse stata altra noia che la sollecitudine dell’animo, la quale me continuamente teneva