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nota 231


del 1517 e in quelle anteriori a quest’ultima. Quanto al testo, si segue prevalentemente l’edizione di messer Tizzone, ma qua e lá anche la Giuntina del 1517. Dico la Giuntina, ma se si vuol dar credito a quanto dichiara Filippo Giunti nella epistola a Iacopo de’ Nerli, si può anche pensare a qualche manoscritto. Ciò che bisogna escludere è che la dichiarazione di Filippo Giunti possa far credere che la concordanza quasi completa col testo dell’edizione di messer Tizzone, debba attribuirsi a testimonianze di manoscritti. La tavola delle cose piú notabili è quella del Dolce apparsa giá nell’edizione Giolito del 1542 e poi sempre riprodotta nelle edizioni successive, ed anche le postille in margine derivano da una delle tante ristampe dello stesso Giolito. E si può aggiungere inoltre che il tentativo di accomodare il testo della Giuntina del 1517 con quello dell’edizione di messer Tizzone, era giá stato fatto nell’edizione veneziana del 1527.

Le edizioni posteriori a questa del 1594 1 sono una riproduzione di essa fino all’edizione Moutier (1829), tranne una, che ripete per conto proprio il terzo tentativo di accomodare il testo della Giuntina del 1517 con quello dell’edizione di messer Tizzone. Si tratta dell’edizione fiorentina, tanto esaltata dal Fanfani, del 1826: La | Fiammetta | di messer | Giovanni Boccaccio | In firenze dalla tipografia di Jacopo Ciardetti e C. MDCCCXXVI. L’opera è preceduta dalla lettera di Bernardo di Giunta a Cosimo Rucellai che si trova nell’edizione Giuntina del 1517 e nelle ristampe del 1524 e I533, e ciò ha fatto credere che questa edizione fosse una ristampa della Giuntina del 1517. La divisione in libri corrisponde con quella dell’edizione di messer Tizzone e Giuntina del 1594; i sommari con quelli dell’edizione Giuntina 1594; il testo è contaminato fra quello della Giuntina 1517 e l’altro della Giuntina 1594. Si capisce che non vi mancano le interpolazioni di messer Tizzone.

  1. Firenze, Giunti, 1596; Venezia, Bonfadio 1596; Venezia, Alberti, 1601; Venezia, Bisuccio, 1603; Paris, chez Abel l’Angelier, 1609 (traduzione col testo a fronte), Venezia, Perchacino, 1611; Venezia, 1620; Venezia, 1626; Firenze (Napoli), 1723-24 (Edizione delle opere del Boccaccio; furono pubblicati 6 volumi, nel terzo dei quali è La Fiammetta); Firenze, 1724; Parma, Amoretti, 1800 (Edizione dedicata a Sua Eccellenza D. Giuseppe Lopez de la Huerta, con una lettera di dedica in cui fra l’altro è detto che essendo divenuti rari i preziosi opuscoli del Boccaccio, si è creduto utile «multiplicare questi singolarissimi monumenti della toscana favella, rendendo un po’ piú familiare un cosí illustre maestro all’Italia, la quale in oggi ha corrotti i bei modi ingenui della sua lingua»); 1821.